La Corte Costituzionale ha decretato che non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro.
La Corte Costituzionale ha, infatti, dichiarato il referendum inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”.
Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali tutti guidati dal centro-destra (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria).
La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum sarebbe stata presa a maggioranza. Secondo alcune indiscrezioni si sarebbe tratto inoltre di una maggioranza solida e ampia.
Il segretario della Lega Matteo Salvini commenta la bocciatura del referendum sulla legge elettorale da parte della consulta dichiarando: “È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popoli: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italiana”.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti commenta invece la decisione della Consulta scrivendo su Twitter: “Un altro bluff di Salvini è caduto. Ora avanti per cambiare davvero l’Italia”.
Anche il capo politico M5s Luigi di Maio si esprime sulla sentenza della Consulta: “Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”.
Nel passaggio della Corte si legge: “Per garantire l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’ – richiesta dalla costante giurisprudenza costituzionale come condizione di ammissibilità dei referendum in materia elettorale – il quesito investiva anche la delega conferita al Governo con la legge n. 51/2019 per la ridefinizione dei collegi in attuazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. In attesa del deposito della sentenza entro il 10 febbraio, l’Ufficio stampa della Corte Costituzionale fa sapere che a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della normativa di risulta.”