Correggere eventuali grammaticali mentre di parla con qualcuno, è giusto o sbagliato? Probabilmente a qualcuno viene naturale, magari per deformazione professionale.
Gli esperti linguisti, intellettuali e letterati, affermano che correggere gli errori grammaticali possa essere utile, ma dipende sempre dal contesto, per evitare di offendere o addirittura umiliare il proprio interlocutore.
È importante precisare che spesso si tratta della cosiddetta sindrome da pedanteria grammaticale, o SPG, ossia persone estremamente infastidite dagli errori grammaticali, e che sentono l’impellente bisogno di correggerli tutti, in modo quasi ossessivo.
Vi sono alcuni studi che mettono in relazione la Sindrome da pedanteria grammaticale con il disturbo ossessivo-compulsivo. Secondo tali studi, si può trattare di una vera e propria malattia che genera un’ansia crescente.
Oltre alla SPG, correggere chi commette errori grammaticali, in alcuni casi potrebbe rappresentare una voglia irrefrenabile di apparire e di emergere.
È importante precisare che gli errori grammaticali non sono tutti uguali e di conseguenza non possono essere trattati allo stesso modo.
Ci sono errori detti di performance, i cosiddetti sbagli (mistake) dovuti a distrazioni momentanee, stress ecc. E poi ci sono gli errori di competenza (errors), errori sistematici simbolo delle ipotesi che l’apprendente sta compiendo nel capire come funziona la nuova lingua obiettivo.
Proprio a tal proposito la correzione degli errori assume una diversa funzione ed è importante capire quando e se correggere. Se si tratta di uno studente, ovviamente l’insegnante è chiamato a farlo notare.
In questo caso è fondamentale sottolineare lo sbaglio in modo che non si creino abitudini linguistiche sbagliate e per non ripetere sempre gli stessi errori. Spetterà all’insegnante scegliere tra le varie tecniche a disposizione quelle più adatte e cogliere il momento opportuno per la correzione.
Quando non si tratta di studenti, siamo sicuri che la correzione sia utile e necessaria? Dal punto di vista prettamente linguistico è naturale rispondere in modo affermativo, un errore va corretto perchè esistono delle regole grammaticali, sintattiche e morfologiche da rispettare. Ma pensiamo anche all’interlocutore, magari si tratta di una persona adulta che non ha avuto modo di studiare, che non ha proseguito gli studi e che si esprime come meglio può, attraverso mezzi appresi autonomamente nel corso della vita. In questo caso, la correzione dell’errore sarebbe fine a se stessa e anche inadatta perchè potrebbe umiliare l’altro.
Per quanto riguarda la filosofia, Socrate, filosofo greco, in un aneddoto che ancora oggi viene ricordato nelle scuole, chiese ad un proprio studente: “Ciò che stai per dire è corretto?” E probabilmente questa è una delle tante formule giuste, o quantomeno adatto, meno invasivo. Anche in questo caso è importantissimo, come nella maggior parte dei casi, mettersi nei panni della persona con la quale si parla, senza limitarla o bacchettarla, provando a capire se la correzione è realmente necessaria.
Se il concetto è espresso nel modo giusto, ma con qualche parola sbagliata, un verbo coniugato male, perchè dare importanza alla grammatica? Ovviamente questo non significa sminuire la lingua italiana, ma, sottolinea quanto sia fondamentale l’empatia, mettersi nei panni degli altri.