Le leggi della fisica ci insegnano che una caduta a terra è tanto più fragorosa quanto più in alto ci si trova ed è questo che è accaduto ai tifosi del Napoli, quando dall’alto del loro secondo posto in classifica e del più tredici (punti) che vantavano sul Milan di Gennaro Ivan Gattuso, hanno impattato sul muro rossonero in una partita che doveva essere una formalità. Una delusione che ha prodotto ferite e lacerazioni, che hanno di fatto cancellato mesi di elogi all’allenatore “più bravo al mondo” e all’abile presidente che è riuscito a portarlo alle falde del Vesuvio. Sembra tutto finito, il bambino va buttato insieme all’acqua sporca e l’ancora più sorprendente ed inopinata uscita di scena dello “squalo” Juventus, battuta per 3-0 agli “Azzurri d’Italia” dall’Atalanta, fa assumere alla dura sconfitta, i contorni di una colossale occasione perduta nella quale ci si giocherà il prosieguo di questa Coppa Italia, senza le due squadre che hanno praticamente ipotecato i primi due posti della serie A e che, a ragion veduta, erano considerate come le favorite per la vittoria finale. Senza dubbio è anche per questo motivo che il calcio conserva intatta la sua freschezza che le partite da “dentro o fuori” esaltano e rendono “sorprendente” come più spesso dovrebbe essere a beneficio dello spettacolo che, per ritornare agli azzurri e ad eccezione dei due bellissimi gol di Piatek, a San Siro è mancato soprattutto per l’ impiastricciata prova del Napoli. Se il Milan, rendendosi conto del gap tecnico con gli azzurri, ha optato per difesa e lanci lunghi, il Napoli non si sa cosa ha voluto fare ed è questo che preoccupa maggiormente. La sconfitta può avere spiegazioni fisiologiche da ricercare nella scarsa vena di Ancelotti nella scelta delle ultime formazioni a Milano, che molto ha rischiato, ad esempio, nel tenere fuori dalla coppa la nobiltà azzurra (Mertens, Hamsik, Callejon, Hysaj) tutta insieme. L’inevitabile crisi di identità (terribile mal di pancia) del mancato parigino Allan, che per quanto indiscusso professionista deve digerire il boccone amaro della permanenza in Italia dopo le sirene di un ingaggio triplicato e la scarsa vena, si spera momentanea, del resto della squadra ( ahiahiai Koulibaly), incappata in una giornata storta, potrebbero aver fatto il resto. Guai comunque a rompere il giocattolo con il quale ci possiamo ancora regalare serate di gioia, perchè per difendere la seconda piazza e dare l’assalto all’Europa League c’è bisogno di tutti, squadra, società e tifosi uniti. Le critiche, quelle c’è sempre tempo per farle ma solo a bocce ferme quando non ci sarà da distruggere ma solo da ricostruire.