martedì 22 Ottobre, 2024
20.9 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

Contaminazioni nel cibo Bio: il cortocircuito del decreto Lollobrigida

È attualmente in fase di approvazione il decreto ministeriale, noto come decreto Contaminazioni ma che da alcuni giornali è stato ribattezzato come Ammazza bio. Questa legge andrebbe ad intervenire sui controlli fatti sul cibo biologico in caso di contaminazioni accidentali da pesticidi.

Il decreto Contaminazioni in sintesi

Con l’articolo 3 del decreto ministeriale si andrebbe a bloccare e a sanzionare il cibo Bio per la presenza accidentale di un pesticida in traccia. Questo, infatti, sarebbe presente in concentrazione al di sotto dello zero tecnico ovvero di 0,01 mg/kg.

Invece, con l’articolo 5 si concede una tolleranza alla presenza accidentale di pesticidi in quantità maggiori (superiori a 0,01 mg/kg) come il glifosato, l’erbicida probabile cancerogeno per la Iarc-Oms, che sarebbe tollerato fino a 20 volte il consentito in alcune colture.

Ovviamente questa è una situazione inedita per il panorama europeo, in quanto tali quantità non sono consentite nel resto d’Europa.

L’esempio

Ora, facciamo un esempio sulla farina in base ai dati di laboratorio che vengono pubblicati mensilmente.

In diversi casi si riscontra la presenza di glifosato in tracce, sotto lo 0,01 mg/kg (o ppm), tra 0,003 e 0,009. Ma in tanti altri casi la contaminazione è superiore.

Ora prendiamo ad esempio una farina biologica, ottenuta con grano bio 100% italiano, con un tenore di glifosato pari a 0,005 mg/kg.

Il motivo della contaminazione in questo caso non è intenzionale ma è dovuta al fatto che l’agricoltore del campo vicino ha spruzzato sul suo grano (non rispettando le distanze di sicurezza) il glifosato (molecola cancerogena).  Quindi nel nostro grano bio ci ritroviamo questa traccia dello 0,005 mg/kg. Ma non occorre che ci sia per forza un contadino vicino non attento per ritrovare questa traccia, basta anche il vento.

Cosa succede al grano Bio oggi?

Nulla, essendo una concentrazione al di sotto dello zero tecnico, è riconosciuta la contaminazione accidentale e quella farina non viene declassata né bloccata.

Cosa succederebbe dopo l’approvazione dell’articolo 3 del futuro decreto contaminazioni?

La farina in presenza della sola traccia di glifosato viene messa in quarantena e il coltivatore ha 40 giorni di tempo per dimostrare l’accidentalità e che non si ripeterà più.

Ma se il contadino vicino sbadato si può controllare con il vento è un po’ diverso.

Comunque se il certificatore conferma le due condizioni sopra elencate, la farina può tornare in commercio, altrimenti viene declassata e il produttore è sottoposto a salata sanzione pecuniaria.

Ma con l’approvazione dell’articolo 5 del futuro decreto cosa succederebbe?

Ecco il cortocircuito del decreto.

Una farina bio con una traccia di glifosato fino a 0,009 mg/kg (e queste concentrazioni si trovano purtroppo) può essere tranquillamente messa in vendita perché, recita il primo comma dell’articolo 5:

Un prodotto non può essere commercializzato come prodotto biologico, quando il residuo di antiparassitario riscontrato è:
superiore a 0,010 mg/kg per valori di LMR inferiori o uguali a 10 mg/kg (LMR ≤ 10 mg/kg).
Nella farina (ma anche nel grano e i derivati) Lmr, il Limite massimo di residuo ammesso, è pari a 10 mg/kg).

Quindi quale articolo del decreto andrebbe applicato? Quello che sanziona le tracce di glifosato e imporrebbe la quarantena alla nostra farina BIO o l’articolo 5 che tollera il glifosato fino allo 0,01?