Oggi c’è stata la prima seduta del Consiglio comunale di Napoli in presenza dalla fine del lockdown, svoltasi, al fine di garantire il necessario distanziamento all’interno della Sala storica dei Baroni al Maschio Angioino e senza la presenza del pubblico, seppur fosse ammessa la stampa.
Tra misurazione della temperatura all’ingresso, diverse postazioni di gel idroalcolico con il quale igienizzare le mani, nonché l’utilizzo di mascherine da parte di tutti i rappresentanti dell’amministrazione comunale, le misure preventive anti Covid sono state rispettate in maniera impeccabile, per garantire la sicurezza dei partecipanti, che per la prima volta dall’inizio della pandemia si sono ritrovati a dibattere in presenza.
Individuate anche le sedute, affinché rispettino la distanza di sicurezza, molti consiglieri erano seduti su sedie posizionate al centro della sala.
Il Consiglio comunale ha deciso di aprire la seduta osservando un minuto di silenzio per commemorare le 125 vittime napoletane del coronavirus per poi commemorare l’agente Apicella, morto nel pieno dello svolgimento del suo dovere. Commemorato anche il filosofo Aldo Masullo. Il consiglio comunale ha poi proseguito la sua seduta affrontando temi particolarmente delicati, fortemente legati alla società, così come quello riguardante la trasparenza e la legalità, sollevato dal consigliere Sgambati il quale ha portato all’attenzione di tutto il consiglio, e in particolare modo del sindaco, spiacevoli eventi verificatisi nel corso della pandemia.
Primo consiglio in presenza: l’intervento del consigliere Sgambati
Di seguito l’intervento del consigliere Carmine Sgambati, in merito alla questione legalità e trasparenza:
“Aderendo a Italia Viva ho scelto la casa più adatta alle idee e alle azioni moderate e progressiste che mi appartengono da sempre e che non trovavano più spazio nelle stanze della dimora precedente.
Niente altro: nessun calcolo, nessuna tattica, nessuna mira particolare; soltanto un posto più ospitale: una scelta chiara, netta, trasparente dall’inizio alla fine e in ogni suo stadio.
Supportata e condivisa Da Gabriele Mundo ed Manuela Mirra.
Per lo stesso motivo non mi interessano le pietre di nessuna dimensione: né i sassi lanciati negli stagni da qualche collega né i sassolini da togliere dalle scarpe cui il medesimo allude.
Davanti alla profonda crisi sociale ed economica di questi drammatici giorni mi sento ancora più motivato nell’agire mille miglia lontano da vili opportunismi di ogni sorta.
Sono qui pronto a impegnarmi su questioni e principi che non hanno colore.
O meglio: l’hanno avuto, ma quell’arancione si è sbiadito.
Trasparenza e legalità, ad esempio, si sono trasformate in dichiarazioni d’intenti sempre meno corrispondenti a prassi concrete.
Diversamente non mi spiego le indignate grida per una lavoratrice che da una comoda postazione casalinga viene trasferita sul campo, trattasi di un assistente sociale e il silenzio assordante sulla comoda postazione casalinga di un ufficiale di polizia in tempi di epidemia. Trattasi di chi tu sai, consulente del direttore generale, che non c’è più, con una quota di straordinario non in regola con le norme, con il silenzio assordante di Assessore e comandante.
Quasi se un tutore dell’ordine da casa fosse la regola e un’operatrice sociale sul campo la deviazione: il contrario praticamente.
Ovviamente è una situazione assurda figlia dello scollamento, caro Sindaco, di toni e proclami roboanti che non vanno oltre il loro stesso suono, dalla realtà ben più triste e meschina dei fatti.
Triste, meschina ma ben progettata nel tempo.
Sostenuta da una rete di cointeressenze tessuta quotidianamente eludendo il tuo sguardo, caro Sindaco, non solo metaforicamente.
Evitando scientificamente ogni volta di incontrarti fisicamente al varco presidiato con zelo ostentato, ma non sto dicendo cose astratte, la tua scorta ha per compito quello di avvisare la portineria, quando tu arrivi, ma la portineria ha tra i suoi compiti quello di avvisare il nullafacente in questione al fine di farlo allontanare in modo che tu non veda; lo stesso zelo che, immagino, adesso viene profuso dalla poltrona al divano.
In tempi di pandemia quando tutte le forze dell’ordine stanno per strada, sfidando la sorte.
Ma tant’è.
Trasparenza prima e legalità a seguire trasformate in melodiose armonie sonore che incantano, ammaliano e si dissolvono come nebbia.
Io, invece, ti chiedo, qui e ora, di renderle immediatamente operative.
Insieme al dovere assoluto che abbiamo di risollevare le sorti e i destini del nostro popolo.
Il rispetto di regole certe, chiare e giuste è il fondamento della nostra attività.
Diversamente siamo inutili e pericolosi ed è meglio che a casa ci torniamo tutti, insieme ai poliziotti da poltrona o da portineria.”