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Computer quantistici: qual è il contributo italiano

Uno studio coordinato dal gruppo dell’Università austriaca di Innsbruck e dall’Università Tecnica tedesca di Aquisgrana, di cui fa parte anche Davide Vodola del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Bologna, pubblica sulla rivista “Nature” la presentazione di un correttore per computer quantistici.

Ultimare gli studi riguardo i computer quantistici è un ambizioso traguardo che si prova a raggiungere ormai da decenni. Le innovative capacità di questo genere di tecnologia sarebbero quelle di sfruttare le proprietà degli atomi per innalzare le capacità di calcolo.

Sembra che, grazie ai computer quantistici, possano essere realizzabili delle operazioni che, richieste ad un computer tradizionale, potrebbero essere portate a termine addirittura in un arco di tempo così ampio, che potrebbe superare il tempo conosciuto dall’universo, come scritto dall’ANSA.

Ma nonostante il livello di avanguardia di questo progetto di sofisticato livello scientifico, chiaramente, non ci sono esenzioni rispetto a margini di errore. Proprio per questo un’attenzione particolare da parte degli studiosi viene rivolta sul ruolo dei qbit (contrazione di quantum bit – termine coniato dal fisico teorico americano Benjiamin Schumacher).

Si tratta delle unità di informazione di base dei computer del futuro. Queste unità, come spiega Davide Vodola all’ANSA “sono molto fragili e soggetti a errori dovuti a interazioni con l’ambiente esterno” (…) “abbiamo messo a punto un nuovo protocollo in grado di correggere e proteggere le informazioni quantistiche in caso di errori dovuti alla perdita di qubit” (…) “sviluppare un processore quantistico pienamente funzionante rappresenta ancora una grande sfida per gli scienziati di tutto il mondo”.

Il programma sulle tecnologie quantistiche è qualcosa su cui l’Europa sta ponendo molte energie, in particolare è stato stanziato un miliardo di euro per l’iniziativa che richiederà l’impegno di 10 anni di lavoro. Si tratta in realtà della cifra stanziata dalla Commissione Europea nel 2018 che individuava nei nuovi programmi proposti la proiezione di una “seconda rivoluzione quantistica”.

Ma per far sì che venissero stanziati i fondi per lavorare sulla realizzazione di questo grande progetto, fu necessario l’intervento del fisico italiano Tommaso Calarco. Tant’è vero che fu soprannominato “Mister Miliardo”, da quando convinse la Commissione europea ad investire un miliardo di euro nella ricerca e nello sviluppo delle tecnologie quantistiche.

Il viaggio verso la cosiddetta seconda rivoluzione vede l’Italia in prima fila anche attraverso la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Come sarà il mondo tra 10 anni? (…)

Gilda Caccavale
Gilda Caccavale
1996 - Laureata e specializzanda in scienze politiche. Da sempre appassionata di scrittura nella sua potenzialità di condividere e trasferire sottili intuizioni e prospettive, o irripetibili combinazioni dell'essere. Fermare la "visione" significa assistere l'evoluzione, e m'illumina d'immenso!