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Colore ocra, uno dei più antichi

L’ocra è un colore utilizzato fin dall’antichità da un gran numero di popoli, sia da quelli che hanno abitato nel Mediterraneo, sia da quelli delle lontane Americhe. Oggi, però, gli scienziati ci hanno svelato qualcosa di più su questo antico pigmento.

Grazie alle moderne tecnologie, gli scienziati sono riusciti a descrivere il modo in cui questi arcaici popoli siano riusciti a dar vita a questo celebre pigmento naturale.

In particolar modo, la ricerca in questione riguarda il lago Babine, nella British Columbia, in America, dove risiedeva una popolazione dedita alla caccia e alla raccolta e che, grazie al colore ocra, di loro produzione, era in grado di realizzare delle particolari rappresentazioni rupestri sulle rocce della zona.

In particolare, il colore ocra, si presentava in una tonalità di rosso molto acceso, alquanto caratteristico, il quale, risaltando alla vista, ci fa subito pensare alla presenza di ferro.

La tinta, così importante per la cultura di suddetta popolazione americana, è stato oggetto di un approfondito studio, pubblicato presso il giornale Scientific Report, condotto dall’antropologa Brandi MacDonald, specializzata in pigmenti antichi. 

L’ocra, secondo quanto afferma la dottoressa MacDonald, è stato una costante nel corso millenni e in più parti del mondo, ma sono ancora relativamente pochi gli studi condotti su questa sostanza.

Il popolo che ha abitato nella zona del lago Babine, in particolare, otteneva il colore prelevando dal lago un sedimento di colore arancione, il quale veniva reso tale grazie ad una popolazione di batteri la quale utilizzava molto minerale di ferro per i propri processi metabolici. Secondo le analisi, queste popolazioni, dopo il prelievo del sedimento, lo riscaldavano intenzionalmente ad altissime temperature per produrre proprio il color ocra.

A seguito di diversi esperimenti di laboratorio sembra che la temperatura dovesse raggiungere i 750-850 gradi centigradi per far sì che avvenisse la trasformazione in colore secondo la tonalità desiderata.

Ciò ci dimostra come questi ingegnosi cacciatori-raccoglitori avessero già sviluppato delle operazioni talmente sofisticate di produzione dei pigmenti, malgrado fossero privi delle moderne tecnologie di cui siamo in possesso al giorno d’oggi.

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II