La storia del cinema italiano è ricco di piccoli eroi. Tra questi uno dei nomi indiscussi è stato quello di Carlo delle Piane, attore 83enne di origini romane venuto a mancare stamane nella città capitolina, che nella sua grande carriera per qualità e quantità, è riuscito ad affiancarsi ai grandi nomi della storia del mondo della settima arte, italiano e non.
Da Totò e Aldo Fabrizi, da Sordi a Vittorio Gassman, fino ai registi Steno, Pupi Avati e Monicelli, Carlo delle Piane non è stato il canonico caratterista del cinema nostrano, capace di attraversare la Golden Age della creatività dell’arte cinematografica italiana con personaggi spalla, ma che riuscivano a pieno a cogliere il soggetto che spesso è sullo sfondo dello schermo, ma pronto a dire la sua, anche con lo struggimento del silenzio.
Scovato da Vittorio de Sica e Dullio Coletti, nel 1948 debuttò nel film Cuore, all’età di 12 anni per interpretare Garoffi. L’evento avvenuto per caso, mentre si ricercavano soggetti per il film tratto dal romanzo del De Amicis, ma prime vere consacrazioni giunsero con Steno e Monicelli che lo inserirono nel cast di “Guardie e Ladri” del 1951, pellicola che vide gareggiare a colpi di batture e rovesciamenti Aldo Fabrizi e Totò ed in seguito nel personaggio di “Cicalone” ne “Un americano a Roma”, interpretato magistralmente da Alberto Sordi.
La capacità interpretativa del Delle Piane, dovuta unicamente alla qualità del suo talento scenico privo di qualsiasi studi di recitazione, insieme alla fisionomia del suo volto e del suo aspetto rendono possibile al Delle Piane di potersi calare in ogni soggetto goffo, umile, tipicamente romanesco, ma allo stesso tempo le capacità retoriche e la padronanza di una dizione, tipica del grande attore, gli permise di esprimersi anche in ruoli come quello dell‘avvocato Santelia in “Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale”, entrambi diretti da Pupi Avati.