La crisi inizia a farsi sentire anche in oriente, dove la Cina ha subito, nell’ultimo trimestre del 2018, una crescita economica molto più lenta del previsto. L’economia cinese è cresciuta solamente del 6,4%, rispetto al 6,6% dell’intero anno, segnando il passo più lento dal 2009, se non addirittura dal 1990.
Molti gli analisti i quali temevano un responso peggiore, dati i responsi preoccupanti provenienti dai consumi, dalle vendite di auto o iPhone, dal settore immobiliare e dal commercio con l’estero, situazione peggiore forse tanto attesa dal presidente degli USA Donald Trump, il quale avrebbe messo pressione sulle istituzioni cinesi per normalizzare un accordo sui dazi. Bisogna ricordare però che i numeri del Pil nella Repubblica Popolare sono dati politici, quindi non del tutto affidabili. L’obiettivo di crescita economica, auspicato dal governo, per l’intero anno 2018 era fisso al 6,5%, prevedibile quindi il conseguimento, se non il verificatosi superamento dello stesso.
Analizzando attentamente i vari fattori costituenti del Pil si nota però una leggera, seppur riscontrabile, crescita sia nella produzione industriale che nei consumi, con una stabilità perpetuatasi per gli investimenti, grazie anche alle decisioni prese dal governo alla fine dello scorso anno. La leadership cinese aveva infatti concesso uno stimolo dal punto di vista economico, proponendone un altro, ben più generoso, per il 2019.
La base di questi stimoli? Investimenti e riduzione delle tasse per le imprese. La Banca centrale non modificherà i tassi d’interesse, instaurando però, allo stesso tempo, un apolitica economica ben più accomodante.
Gli esperti concordano però su un aspetto fondamentale, si avrà un primo netto peggioramento prima della ripresa, gli analisti di Capital Economics credono che la crescita si stabilizzerà solamente nel corso della seconda metà del 2019. “L’economia affronta delle pressioni al ribasso”, afferma il capo dell’Ufficio nazionale di statistica presentando i numeri.
Fragile ed esposta l’economia cinese in questo momento, motivo per il quale Pechino necessita di trovare un accordo, anche temporaneo, con gli USA in materia di dazi, prima della scadenza della tregua fissata al primo marzo.
Liu He, braccio destro e capo negoziatore di Xi Jinping, sarà a Washington per nuovi negoziati il 30 gennaio, solo dopo di essi sarà possibile per il governo cinese definire gli obiettivi di crescita per l’anno appena iniziato.