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Mario Balotelli e la sua nuova chance.


Uno dei più fulgidi esempi di talento sprecato, con ambizioni, malamente disattese di pallone d’oro, Mario Balotelli torna a casa, nella sua Brescia, da dove ha mosso i primi passi da bimbo e ha iniziato a sognare in grande,  fin dalla più tenera età, del suo futuro di campione di calcio. Non si è  mai sentito secondo a nessuno e il soprannome, immediatamente affibbiatogli, di “superMario” a poco meno di diciotto anni non lo ha certo aiutato a mantenere salde le ambizioni e umili i propositi. Una parabola calcistica, la sua, che se da un lato gli permetterà di vivere agiatamente -un operaio con uno stipendio medio dovrebbe lavorare 700 anni per mettere insieme e senza spendere nulla, quello che Mario ha legittimamente guadagnato in un decennio- dall’altro lascia la spiacevole sensazione che il ragazzo aveva le carte in regola per regalarsi/regalare ben altre soddisfazioni, in primis ai supporter della nazionale italiana che lo aveva eletto calciatore simbolo del suo mondiale in Brasile. Il fallimento così fragoroso di quella nazionale di Cesare Prandelli non poteva non avere un capro espiatorio e chi se non l’indolente attaccante che doveva invece trascinare gli azzurri e che il giorno dopo l’ eliminazione non trovò di meglio che tingersi i capelli di biondo? Da quella data, 25 giugno 2014, Balotelli non ha vestito la maglietta dell’Italia per due anni; ignorato da Conte ha goduto di qualche fugace apparizione con la gestione Ventura e con l’attuale CT Mancini che per ora, sembra orientato a non chiamarlo. Con le squadre di club, le delusioni si sono susseguite monotone ed in modo costante: Inter, Manchester CityMilan, Liverpool, Nizza e Marsiglia sono state tutte esperienze contrassegnate da lampi di classe cristallina alternate troppo spesso da atteggiamenti indisponenti che quasi sempre non hanno collimato con le esigenze dei mister di turno, troppo abituati a comportamenti omologati e poco inclini ai personalismi ostentati. Risultato? Anni perduti sull’altare delle occasioni buttate al vento che lo portano ora lì, dove è cresciuto e dove tutti speriamo torni ad essere Super. “Non ho paura di fallire anche a Brescia, l’Europeo è il mio obiettivo”, dichiara il il neo attaccante delle “rondinelle” che, ricordiamo, ha ancora, solo 29 anni e più di qualche stagione per poter lasciare il segno. La piccola città lombarda può essere il carburante giusto per lui, come lo fu per Roberto Baggio che disegnava parabole e arcobaleni a 35 anni per la squadra dell’allora presidente Corioni. Balotelli, con altre caratteristiche può far sognare i suoi nuovi tifosi, il presidente Cellino e perché no, i supporter nazionali che troppe volte sono rimasti delusi. Dipende solo ed unicamente da lui; noi possiamo solo prepararci ad appaudirlo se dovesse metitarselo; con i fatti e non con le parole.