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A Cetara per comprendere l’Africa di Picasso

L’opera di Pablo Picasso ha abbracciato stili a volte lungi dal Vecchio Continente per scendere nelle radici della culla dell’uomo, l’Africa.

A Cetara, in costiera amalfitana presso il Museo Civico della Torre di Cetara è stato ideato un itinerario in cui è stato messo in correlazione l’arte africana con la sua plasticità materna, feconda dalle dimensioni a volte giunonica delle sculture con gli influssi avuti sull’evoluzione estetica e creativa attraverso le sue ceramiche, ponendo in parallelo anche l’opera dell’artista cetarese Ugo Marano.

L’iniziativa “Picasso e l’Africa. alle origini della Forma. Omaggio a Ugo Marano” è stata promossa dalla Scabec e dalla Regione Campania in collaborazione con il Comune di Cetara. 

La mostra, curata da Marco Alfano, sarà visibile al pubblico fino al 15 settembre, il quale potrà usufruire gratuitamente di un percorso stilato in 40 opere, gentilmente messe a disposizione da prestigiose collezioni private.

Il risultato è un kaleidoscopio di universi artistici, come palesato dal porre nell’esposizione le sei ceramiche originali su impronta Madoura -laboratorio francese di ceramica adoperato da Chagall, Brauner e Matisse– con gli scritti poetici di Aimé Cesaire, determinanti per la critica del pittore alle politiche razziste del primo Novecento.

Unitamente a tale esperienza del Picasso si allega quella di Ugo Marano, artista scomparso nel 2011, che rivisse le opere africane del Picasso seguendo un’ottica esclusivamente spontanea e primordiale, facendo riemergere quel contatto immediato tra uomo e natura.

Inoltre, l’esposizione vede anche una selezione di maschere africane giunte in Europa tra il XIX e il XX secolo, grazie alla messa alla concessione da parte della collezione privata di Mino Sorvillo, allo scopo di permettere allo spettatore di cogliere maggiormente l’iconografia e il simbolismo vigente nella forma e nella codificazione dell’estetica dell’arte africana.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."