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“C’è anche l’Arte”, la singolare protesta civile ad Ischia

Lo slogan è di quelli d’impatto, senza possibilità di equivoci. “C’è anche l’Arte”, è questa la frase che campeggia sui quadri posizionati su alcuni scaffali di un supermercato al centro di Ischia. Un’azione provocatoria, in risposta al disinteresse generale verso un settore che non vede il minimo sostegno in questo difficile momento storico.

L’iniziativa è stata presa da Salvatore Iacono, gallerista performer di Ischia Street Art e fondatore dell’omonima galleria sita nel cuore dell’isola.

“C’è anche l’Arte”… Non dimentichiamola

La vicenda ha spiazzato non poco i clienti, che con i loro cellulari hanno ripreso questa scena piuttosto singolare. La slogan “C’è anche l’Arte”, coadiuvato dagli hastag #recoveryfund e #recoveryplan, oltre alla scritta “Saldi”, rimanda ad un significato intrinseco. Una svalutazione dell’arte e della cultura, dimenticata da tutti, al punto tale da metterla in “vendita”, in bella mostra sugli scaffali.

La protesta nasce dal fatto che, sin dal primo lockdown con la chiusura di musei e gallerie d’arte, sono state ingenti le perdite economiche, causando una fase di stagnazione del settore e conseguente declassamento. In tutto ciò le misure di risarcimento e sostentamento sono state pari allo zero.

Un messaggio forte e chiaro da parte di Iacono, il quale spera che venga recepito da chi di dovere. Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Pietro Folena, politico e blogger italiano, che con la frase “anche la cultura è vaccino” sintetizza il concetto che vuole esprimere.

Egli invita i politici ad assumere decisioni consone, a riaprire i luoghi di cultura, con ingressi limitati, laddove vengano rispettati i protocolli di sicurezza. Secondo Folena sarebbe importante spingere le persone nei luoghi del sapere, così come avviene nei luoghi commerciali, in quanto costituiscono momenti di crescita collettiva. “Il settore sta morendo. C’è bisogno di una politica che creda nella salvaguardia e nella valorizzazione dei beni culturali”, è questa la sua denuncia.

Insomma l’insofferenza di chi vive di cultura appare evidente. L’auspicio è che vengano prese misure di sostegno e che presto il settore possa tornare a crescere come qualche tempo fa.