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“Cca pare Casamicciola”: un detto dalle mille sfaccettature

Cca pare Casamicciola o meglio, “Qui sembra Casamicciola“, è un celebre detto usato nel dialetto ischitano e non solo.

La locuzione dialettale corretta è: “Ccà pare Casamicciola”, menzionata anche dal celebre Eduardo De Filippo nella tragicommedia Natale in Casa Cupiello.

Lucariello pronunziò proprio tali parole, piene di sorpresa e anche rabbia, di fronte al suo amato presepe distrutto. 

Battute e detti che nascono dal devastante terremoto che colpì l’isola di Ischia nell’estate del 1883, una tragedia che rimase scolpita nella memoria collettiva tanto da entrare in locuzioni per definire il putiferio.

Il modo di dire, dunque, si rifà ad una circostanza estremamente drammatica per l’isola d’Ischia.

Furono tredici secondi di devastazione, che ancora oggi destano sgomento al solo ricordo.

Cca pare Casamicciola: un modo di dire dalle mille sfaccettature

Che si prediliga la locuzione dialettale oppure quella in italiano, il significato, così come il ricorso storico,  tramandato di padre in figlio è sempre il medesimo.

Per la sua violenza e drammaticità, il terremoto entrò in locuzioni come “Qui succede Casamicciola”, per dire che succede un putiferio. Oppure “Qua sembra Casamicciola”, per indicare una situazione di grave caos, sconquasso.

Il termine Casamicciola, associato al detto vero e proprio: Cca pare Casamicciola, si diffuse talmente velocemente che fu trascritto fino agli anni Sessanta-Settanta anche nei dizionari e ancora oggi appartiene al patrimonio linguistico e anche culturale non solo di Ischia, ma di tutta la Campania.

L’associazione linguistica e la sovrapposizioni tra i vari piani del significato, quello che in linguistica si definirebbe il – segno – che indica qualcosa, è chiara più che mai e sottolinea la devastazione di quel sisma che rase al suolo la cittadina di Casamicciola Terme ed alcuni comuni limitrofi.

Cca pare Casamicciola è diventato nel corso del tempo particolarmente celebre, spesso utilizzato anche dalle mamme per indicare il disordine in camera dei propri figli, quindi sventrato del suo carattere prettamente drammatico. 

Dal punto di vista prettamente morfologico ricordiamo che “Cca” è da intendersi come avverbio di luogo, e significa – qua; entrambi derivano dal latino (e)cc(um) > (h)a(c). Non ha bisogno di segni diacritici perché non si confonde con l’avverbio qua, né con la congiunzione; mentre l’avverbio di luogo si scrive con la doppia c rafforzativa, quindi abbiamo: Ccà pare Casamicciola.

Un proverbio che spesso vale più di mille parole, che frequentemente è utilizzato senza pensare a cosa esso sia realmente associato, ma che avvalora delle esclamazioni che pronunciate così, senza aggiungere altro o semplicemente in italiano, non renderebbero l’idea.

Infondo è proprio questa la grandezza del dialetto napoletano, inteso come Lingua a tutti gli effetti: poter esprimere, anche con poche parole dei concetti complessi, rendendo tutto più rapido e migliorando la comunicazione tra due o più persone.