Saranno tutti processati i quattro ufficiali della National Security Agency, i servizi segreti interni egiziani, accusati del sequestro di persona pluriaggravato, il concorso in lesioni personali gravissime e l’omicidio di Giulio Regeni, ma non il reato di tortura, introdotto nel codice penale italiano solo nel 2017.
Il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, in seguito alla richiesta della procura, sono stati rinviati a giudizio dal gup Pierluigi Balestrieri.
Giulio Regeni, dottorando italiano, di origine friulana, dell’Università di Cambridge, venne sequestrato il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato senza vita il 3 febbraio lungo la strada che collega la capitale ad Alessandria d’Egitto, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Aveva subito nove giorni di torture.
La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei quattro 007 egiziani era stata firmata dal procuratore di Roma, Michele Prestipino, e dal pm, Sergio Colaiocco.
Il processo è fissato per il prossimo 14 ottobre e sarà dianzi alla Corte d’Assise di Roma.
Il gup Balestrieri ha respinto le eccezioni dei difensori dei quattro agenti dei servizi segreti egiziani.
Gli avvocati degli imputati chiedevano un rinvio per l’assenza dei quattro in udienza.
Ma secondo il gup è stata ‘’volontaria la sottrazione dal processo’’.
Inoltre Balestrieri afferma: ‘’La copertura mediatica capillare e straordinaria ha fatto assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio’’.
L’udienza va dunque avanti con le richieste di rinvio a giudizio del pm, Colaiocco.
In una memoria depositata, Colaiocco scrive che tutti gli imputati ‘’hanno avuto certamente notizia dell’esistenza del procedimento penale italiano, essendo stati tutti e più di una volta, ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito di richiesta rogatoriale di questo ufficio’’.
I quattro ufficiali risultano irreperibili perché la magistratura egiziana non ha fornito gli indirizzi di residenza e non ha concesso alla magistratura italiana di essere presente ai loro interrogatori.
Il movente delle torture subite e poi dell’omicidio di Giulio Regeni, secondo la procura di Roma, fu nel sospetto del tutto infondato che il giovane volesse finanziare una rivoluzione.