Prostituzione, un fenomeno persistente, da qualcuno definito come un “mestiere”, è ad ogni modo un qualcosa di difficoltoso da eradicare, perché qualora si provasse a farlo, se ne vedrebbero solamente mutare le forme. Ciò è quanto sta accadendo a Caserta, in particolare tra Marcianise e Maddaloni, dove da quasi tre mesi è entrata in vigore delle ordinanze nate sulla scorta di un vertice in Prefettura, il quale coinvolse oltre a Lastella, commissario a Marcianise, e al sindaco calatino De Filippo, anche il primo cittadino di San Marco Evangelista.
L’area interessata è quella compresa tra la zona industriale e questi tre Comuni, da sempre fulcro delle suddette attività illecite, nonché clandestine, di questa zona della provincia di Caserta.
Il Vialone sarebbe l’indiscussa sede principale di suddette attività. Da qualche settimana però la situazione ha iniziato a mutare, a causa anche del timore delle multe, inteso sia dal punto di vista economico, che da quello delle ricadute familiari, ha convinto molti praticanti ad abbandonare il metodo degli approcci in strada.
Una serie di case chiuse, proprio a ridosso del Vialone, sono spuntate come funghi, da quando molte ragazze hanno trovato appartamenti a buon mercato per ospitare i clienti, nonché evitare multe. Ciò ha portato ad un mutamento dell’economia di mercato in quest’ambito, dato che ovviamente le prestazione hanno previsto un rincaro rispetto alla tariffa base.
Dai 50 ai 100 euro la richiesta, già accordata previo contatto telefonico, il quale segue l’annuncio sulla rete, modalità divenuta ormai la normalità, la quale regala discrezione ed anonimato a clienti ed alle escort.
Proprio ciò ha portato sempre più donne italiane a dedicarsi alla suddetta attività illecita, senza temere ricadute familiari.
Negli ultimi blitz i carabinieri hanno identificato sempre più spesso donne locali, come nel caso di due sorelle italiane scoperte a prostituirsi in una casa sul litorale domizio, che si giustificarono dinanzi alle forze dell’ordine affermando “I nostri figli dovranno pur mangiare”.