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Carriera e figli: quanto è difficile gestire le due cose oggi, in Italia

Carriera e figli, oggi affermarsi e trovare un equilibrio tra le due cose sembra una missione impossibile. Con la pandemia le cose sono peggiorate a detta di molte donne italiane impegnate nel lavoro e con una famiglia.

Avere una carriera e avere dei figli è possibile, ma spesso complicato. Lontane da casa e alle prese con un lavoro in smartworking le mamme devono essere per prima cosa ben organizzate, sapere chiedere aiuto a chi sta loro accanto, ma anche chiedersi spesso quali siano le reali priorità e le possibili soluzioni. Abbiamo parlato con Alice Soru, alla guida di Open Campus, laboratorio di innovazione nel campus Tiscali in Sardegna, CEO e mamma da pochi mesi per sapere come riesce a conciliare e svolgere a pieno insieme due ruoli così importanti.

Una neo-mamma parla della missione possibile di avere una famiglia ed essere una CEO.

Una donna ha fatto delle dichiarazioni a riguardo e ha lasciato qualche dritta e consiglio.

“Nel 2016, dopo quasi 10 anni come dipendente, ho fondato Open Campus. Nato come co-working, Open Campus è un laboratorio di innovazione aperta e collaborativa che aiuta aziende e pubbliche amministrazioni di tutta Italia a promuovere una cultura digitale. Sono l’amministratore unico e mi occupo dello sviluppo del business e di digital strategy.”

La pandemia ha poi fatto il suo corso cambiando il modo di lavorare.

“Lavorare in smart working faceva parte della nostra cultura aziendale prima della pandemia. Siamo un team piccolo, quindi riusciamo a gestire una certa flessibilità senza strutturarla in un piano preciso di smart working. Direi che lavoriamo in smart working per un 30% del nostro tempo.”

Ma molti si chiedono se i genitori possono essere indipendenti e lavorare comunque nonostante i figli o devono essere pronti a fare delle rinunce.

“Secondo me tutti e due i genitori dovrebbero potere essere presenti con i propri figli, non necessariamente in casa. E allo stesso tempo coltivare la propria carriera. Tutti e due dovrebbero potere gestire con flessibilità i propri impegni e orari di lavoro. Dico tutti e due perché se anche i papà avessero questa possibilità di conseguenza la gestione dei figli graverebbe meno sulla mamma e la conciliazione non sarebbe un problema così importante per le donne. Penso che soprattutto nel momento della nascita, appena partorito, sia fondamentale per una donna potere organizzare le proprie giornate insieme al partner: se i papà avessero un mese di paternità, i ritmi della nuova famiglia si stabilizzerebbero prima e sarebbe più facile, e anche più veloce, per entrambi il rientro al lavoro. Il mio compagno lavora come senior developer da remoto per un’azienda americana: da una parte ho avuto la fortuna di averlo vicino e lui poteva dedicarmi tutti i suoi momenti liberi dal lavoro ma, dall’altra, la sua azienda non gli ha permesso di assentarsi dal lavoro neanche per qualche giorno.”

“Sono rimasta incinta a 40 anni e ho passato l’ultimo trimestre di gravidanza nel pieno del primo lockdown. Immagino che, come me, molte donne che fanno un lavoro autonomo, o un lavoro che porta via loro molto tempo, si sentano in dovere di correre sempre. Quando sai che arriverà un figlio, subentra la paura di rallentare e di “perdere” il controllo di quello che hai costruito. A marzo 2020 ho passato dei momenti di sconforto perché ho avuto paura che la pandemia assieme alla gravidanza e all’imminente maternità avrebbero potuto davvero mandare in fumo il mio lavoro. Per reazione, chiusa in casa con la pancia che cresceva e notizie catastrofiche al telegiornale, mi sono focalizzata molto su Open Campus e per fortuna, stando bene fisicamente, ho potuto lavorare fino al momento del parto, in particolare riprogettando e ridisegnando tutti i nostri servizi in un’ottica di erogazione online. Quando è nata Linda, per qualche settimana mi sono potuta dedicare solo a lei e mi sono resa conto subito che la mia “ripartenza” sarebbe stata più lenta di quello che pensavo. Le persone che lavorano con me mi hanno permesso di prendermi i miei tempi: ero serena perché sapevo che le cose andavano tranquillamente avanti anche senza di me e ho potuto ricominciare con molto flessibilità facendo quello che riuscivo a fare nei ritagli di tempo di una neonata da accudire. Dal secondo mese mi sono fatta aiutare da una babysitter e verso i 10 mesi siamo passati all’asilo nido.

Molte donne aspettano la maternità per una tregua dal lavoro, altre l allontanarsi dal lavoro la vedono come una minaccia alla loro libertà e alla loro indipendenza , queste condizioni però,  sono frutto di una gestione poco chiara e giusta del mondo dell occupazione Italia, soprattutto con famiglia. Questo tema attuale è molto interessante e discusso in questo periodo,  la dimensione ideale da trovare e gli equilibri giusti si imparano con il tempo. Far combaciare carriera e figli è molto difficile e queste testimonianze ne sono la prova.