Nel carcere di Poggioreale, la notte del 30 giugno un detenuto di 39 anni è morto suicida.
Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti in Campania ha reso nota la vicenda: “Ogni morte in carcere e di carcere è un fallimento per tutti noi”.
Il Garante ha anche elogiato l’operato degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria.
Il suicidio all’interno del carcere partenopeo è il quarto suicidio dall’inizio dell’anno in Campania, il ventitresimo in Italia nel 2020.
Questa mattina, nella casa circondariale partenopea, ci sono state le celebrazioni religiose per San Basilide, considerato il Patrono degli agenti della Polizia Penitenziaria.
Durante la Santa Messa, è stato ricordato Antonio, il detenuto suicida nella sua cella, occupata con altre sei persone al terzo piano del padiglione Roma.
Samuele Ciambriello, nel ribadire il grande lavoro della Polizia Penitenziaria nelle carceri, ha paragonato il lavoro svolto dagli agenti alla vita di San Basilide, narrando che il martire accompagnava come soldato i condannati al luogo del supplizio.
Oggi gli uomini e le donne impiegati come agenti nelle carceri, compiono la loro missione con semplicità, dignità, umanità e spirito di servizio.
Un altro caso di suicidio si è verificato a Firenze, dove un uomo di 54 anni, casertano, era un pentito del clan Lubrano.
Il detenuto era vicino ai Casalesi, come riportato da Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa, il quale ha affermato che lo Stato perde due volte quando si verificano questi tragici eventi, in primis perché non si è salvaguardata una vita umana, e poi perché si è perso un collaboratore di giustizia.
Emerge chiaramente che la perdita di vite umane non può lasciare indifferente lo Stato, la magistratura, l’avvocatura e l’opinione pubblica: occorre maggiore tutela delle vite umane, una migliore condizione di vivibilità, visto che nelle celle convivono più persone in spazi non ampi.
Un aiuto alle forze di Polizia Penitenziaria, insomma, non solo con aumento del numero degli agenti impiegati ma anche di mezzi.
La pena deve avere sempre una doppia funzione, sia afflittiva come sanzione che rieducativa: questo è uno dei principi cardine di uno Stato di diritto.
Occorre che lo Stato intervenga in maniera efficace per ciò che concerne il tema giustizia, soprattutto per il problema relativo alle condizioni delle carceri italiane e dei detenuti.