I cannellini sono confetti lunghi e sottili con all’interno un cuore di cannella. Tra le storie di questi deliziosi confetti vi è quella sul poeta Giacomo Leopardi, terribilmente ghiotto al punto che un’indigestione causata da questi confetti ne avrebbe provocato la morte.
I cannellini, o meglio i confetti in generale, sono il dolce della tentazione, uno tira l’altro e abusarne come fece il poeta può essere abbastanza facile.
Il confetto è un dolce formato da una mandorla ricoperta di zucchero ma esistono oramai molte varianti. Abbiamo confetti anche ripieni di cioccolato, pistacchio o nocciola.
Il confetto ha una storia antichissima, secondo alcune testimonianze questo dolce era già conosciuto in epoca romana e l’antico popolo era solito usarlo per celebrare nascite e matrimoni solo che all’epoca, non essendo stato ancora scoperto lo zucchero, si usava il miele e si produceva un dolce che avvolgeva la mandorla, fatto di miele e di farina.
Era considerato dunque un dolce pregiato da mangiare durante le occasioni importanti.
La storia del confetto continua anche nel periodo rinascimentale. In quell’epoca gli ospiti venivano accolti con coppe ricolme di confetti. Anche lo Stato Pontificio usava questi dolci donandoli come omaggio agli attori teatrali.
Il confetto nella letteratura
Sono stati molti i letterati che hanno dedicato versi al confetto. Tra questi abbiamo Boccaccio, che li nomina in una sua novella, o Alessandro Manzoni e Goethe, il quale regalò alla sua futura moglie uno scrigno pieno di confetti.
E di nuovo il poeta Giacomo Leopardi assieme a Giovanni Verga, Giovanni Pascoli, Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio hanno citato il confetto come elemento che arricchiva importanti eventi e cerimonie solenni.
Napoleone e gli archi fatti di confetti
Nel 1806 Napoleone Bonaparte entrò a Verdun, città francese dedita alla confetteria. Per l’occasione furono costruiti tre archi di trionfo fatti di confetti bianchi, sotto i quali Bonaparte passò per simboleggiare l’importanza dell’evento.