L’ultima sentenza della Cassazione, giunta nella tarda giornata di ieri 30 agosto, stravolge i canoni, ancora una volta della vendita e del consumo della cannabis light in Italia.
Stando all’ultima sentenza della Cassazione, dopo quella cha tra maggio e luglio ha visto, a seguito del <<decreto sicurezza>> dell’ormai ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e la conseguente “Caccia alle Streghe” che ha colpito produttori, venditori e consumatori dell’erba legale, il tasso di Thc presente all’interno del prodotto essendo inferiore allo 0,5% non ha effetto narcotico e non va in contrasto con i parametri di legge che ne consentono la vendita.
In Italia, la legge del 2 dicembre 2016 n.242 disponeva una soglia di Thc per la cannabis venduta legalmente pari 0,2%, seguendo una linea di tolleranza per i consumatori di cannabis secondo gli standard come Romania, Polonia e prima ancora Stati Uniti.
A maggio la Cassazione aveva escluso produzione e vendita di prodotti derivanti dalla lavorazione della cannabis, eccetto che non avessero effetti droganti. Ma l’intervento richiesto da produttori e venditori colpiti dal decreto Salvini hanno subito interpellato la magistratura che ha dato ragione al mondo della cannabis light, proprio in quanto le soglie in commercio non trasgrediscono quella posta dalla legge.
Spesso però si è fatta confusione in merito alla cannabis light, in merito alle caratteristiche ma soprattutto agli effetti e sintomi derivanti dall’assunzione. La Cannabis Light contiene metabolita cannabidiolo -CBD- il quale ha un effetto rilassante pari a quello della valeriana e viene infatti adottato come elemento sostitutivo del delta-9tetraidrocannabinolo -THC-, agente chimico stupefacente contenuto dalla marijuana.