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Inter: progetto nuovo, nuovi errori?

Patti chiari, amicizia lunga. Antonio Conte non le manda certo a dire, è stato molto esplicito già prima che firmasse per la beneamata. Chiedeva un contratto sontuoso ( 12 milioni), carta bianca con tanto di licenza epurativa, suggerimenti espliciti sulla campagna di rafforzamento con potere decisionale che va al di la del semplice ruolo di allenatore. Un manager all’inglese, con il direttore Giuseppe Marotta che fa da “signor-si” alle richieste del coach pugliese che si assume però onori ed oneri derivanti dal suo operato. Eppure in questo progetto, che da tutte le parti si preannuncia vincente, sul quale tutti sembrano voler scommettere sopra, c’è qualche cosa che stona, che non convince. Potrà essere solo un impressione, ovviamente, ma si avverte un lontano campanello d’allarme sull’atmosfera assolutistica che ha scatenato l’avvento alla panchina dell’Inter dell’ex Ct della nazionale italiana. Ci porta alla mente la lama tagliente restaurativa dopo i classici, movimenti rivoluzionari, che faceva versare più sangue dei moti stessi. L’Inter fino a pochi mesi fa era un ambiente fin troppo permissivo verso i propri tesserati, i leader dello spogliatoio cambiavano volto ogni mese e le diverse correnti intestine nella rosa danneggiavano l’unità di intenti dell’intero gruppo: risultato era che la squadra non rendeva come era nelle sue potenzialità. Non andava bene e giustamente non poteva continuare così. Si è creduto di dare una svolta a questo malfunzionamento ingaggiando un grande dirigente, che veniva niente di meno che dalla Juventus, il club “killer” della serie A, dove al contrario la disciplina è una rassicurante costante. Marotta però, oltre a non avere la bacchetta magica, secondo noi, ha avuto il torto di voler immediatamente traslocare in nerazzurro, metodi che andavano bene per la sua vecchia squadra “tutti per uno, uno per tutti”, ma non per l’ambiente della nuova “ognuno per se e dio per tutti”. I risultati, da quel momento, sono stati addirittura peggiori se rapportati alla prima fase della stagione scorsa con un finale nel quale si salva solamente la raggiunta qualificazione alla Champions agguantata per i capelli, con un quarto posto- dietro all’Atalanta- dopo un anno intero trascorso sul podio alle spalle di Juventus e Napoli. Adesso è cambiata la guida tecnica ma le perplessità non sono svanite del tutto se si pensa ad un club alla disperata ricerca di un grande bomber, loro che hanno Icardi, uno che negli ultimi sedici metri è fra i primi tre al mondo. Non si capisce infine perchè non si prova a recuperare un centrocampista completo e di grande carisma come Nainggolan che se responsabilizzato e con le giuste motivazioni potrebbe fare sempre e comunque la differenza. Due pedine, patrimonio tecnico della società che rischia di depauperarsi aggiungendo danno (tecnico) al danno (economico). Vedremo, con il passare dei mesi, se essersi consegnati mani e piedi alla gestione caustica di Conte darà i risultati bramati dai tifosi interisti e fino ad allora guarderemo con curiosità alla crescita del nuovo progetto Inter.