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Caffè letterari: Napoli e una tradizione senza fine

I caffè letterari, luoghi nei quali, i filosofi, letterati, artisti di un tempo, s’incontravano per discutere di temi culturali, sociali,  storici, politici, nacquero in Francia, ma rapidamente si diffusero anche in Europa, riscuotendo grande successo. 

Un esito positivo in tal senso, viene fornito da Napoli, considerata una delle capitali culturali non solo italiane ma anche europee, dove i diversi caffè che decollarono non furono pochi

Naturalmente, a Napoli, il caffè letterario più ambito era il Gambrinuis, frequentato anche da Oscar Wilde, alla ricerca di tranquillità.

Il Gambrinius, simbolo della cultura e della storicità di Napoli, si trova all’angolo tra Piazza Trieste e Trento e Piazza del Plebiscito, e rappresenta una delle cartoline della città. Caffè letterario amato anche da Giacomo Leopardi che, amava gustare i deliziosi gelati e vi portò anche l’amico Arthur Schopenhauer, mentre Alexandre Dumas e Pier Luigi Fiorentino si incontrarono nelle sue sale.

Il locale, caffè letterario particolarmente amato dagli intellettuali di un tempo, divenne una vera e propria tappa di interesse per ogni tipologia di incontro. Anche Gabriele D’Annunzio fu un assiduo frequentatore del noto locale; egli giunse a Napoli nel 1891 in cerca di due amici giornalisti che aveva conosciuto a Roma, Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio, e un giorno, proprio seduto a una delle poltrone del Gambrinus, a seguito di una sfida con Ferdinando Russo, riportò dei versi in lingua napoletana su un tovagliolo. Secondo le varie attestazioni arrivate fino ai giorni nostri, sembrerebbe che il celebre poeta avrebbe scritto una canzone in dialetto. 

Naturalmente, i cosiddetti caffè letterari, sono una vera e propria tradizione a Napoli, che continua a riscuotere successo ancora oggi. Luoghi incontaminati, storici, raffinati dal punto di vista prettamente culturale, dove poter semplicemente leggere e gustare un buon caffè, oppure confrontarsi, comodamente seduti. Ricordiamo che il caffè a Napoli è una tradizione,  nonostante all’inizio era considerato la “bevanda del diavolo” poiché associato agli “strani benefici”,  che esso apportava, convinzione poi smentita da Papa Clemente VIII che ne apprezzò il sapore e ne consentì quindi l’utilizzo.

I salotti letterari, avi dei caffè letterari, affondano le loro radici nell’antica Grecia,  realizzati mediante la pratica del simposio: unico fine era l’intrattenimento dell’élite.

Infine, non può mancare, nella menzione dei caffè storici di Napoli, il “Caffè della stampa” ubicato in piazza San Gaetano: un locale dedicato ai giornalisti, con l’obiettivo di riportare la zona indietro nel tempo, a quando costituiva il centro cittadino. Un luogo ambivalente, dove tecnologia e arte si incontrano, infatti, sul bancone del caffè è raffigurata la “Lettera 22” ( una macchina da scrivere, tra i prodotti della Olivetti che negli anni cinquanta ebbero successo). Sulle pareti invece, si possono notare una serie di testate giornalistiche provenienti da ogni parte del mondo.

Nonostante, grazie all’avvento della tecnologia, i metodi per comunicare rapidamente con amici, parenti, colleghi, siano aumentati a dismisura, i caffè letterari continuano ad essere un luogo onnipresente nella scelte culturali di alcune persone, in particolar modo a Napoli. Sono sempre più numerosi coloro che scelgono di gustare un caffè, in un luogo storico, respirando un’aria surreale, densa di particolari letterari, filosofici, storici, sociali.