Giovanni Boldini ( Ferrara,1842-1931) e Vincenzo Irolli (Napoli,1860-1949) sono due tra i maggiori artisti italiani vissuti ed affermatisi tra fine Ottocento e Primo Novecento. Pur non essendosi mai conosciuti di persona, a parte la longevità, il periodo in cui operarono, e la riconosciuta fama di abilissimi ritrattisti, hanno in comune l’alterna fortuna critica ma il grande successo di pubblico e di mercato.
Al centro da sempre di accese discussioni tra estimatori e detrattori. Il che non ha impedito che le loro opere andassero (e continuano ad andare anche oggi) letteralmente a ruba sul mercato dell’arte,nonostante la loro prolificità. Del tutto indifferente agli strali dei critici. Boldini e Irolli. Quando la critica litiga col mercato. Ma scendiamo nel dettaglio.
Il mercato dell’arte e la borghesia italiana della fin de siècle
Lo spirito della società italiana del periodo a cavallo della Belle Epoque era dedito alla spensieratezza e alla frivolezza. Bellezza femminile, feste, gioia di vivere. La ricca borghesia che si stava affermando chiedeva questo agli artisti. Che la assecondavano nei gusti, essendo la principale committente ( e acquirente) delle loro opere. Un’epoca nella quale l’eleganza delle forme e delle pose era la principale qualità ricercata in tutta Europa. Con una notevole differenza però tra i due artisti.
Giovanni Boldini
Boldini fu il cantore dell’eleganza aristocratica e sontuosa. Le sue donne, le mogli, le figlie,le amanti, viste sempre con abiti sofisticati in pose da modelle, erano tutte ritratte come nobildonne luminose e colorite. Tutte donne dell’alta società, nobili o comunque ricche, oppure famose attrici e cantanti . “Dall’America del Sud e del Nord sbarcavano in Europa ogni sorta di miliardarie. Assaltavano le case di moda, compravano interi guardaroba e, puntualmente, si facevano ritrarre da Boldini. “
Per quanto le espressioni dei loro volti, troppo spesso convenzionali, fossero meno riuscite delle spettacolari e affascinanti pieghe degli abiti. Un artista dei salotti buoni dunque, il ferrarese venuto dalla provincia padana, che frequentò assiduamente prima a Firenze e poi a Parigi .
Le femmes-fleures di Giovanni Boldini sono “rivestite dagli artifici dei sarti e delle modiste… figurativamente legate a pose ambigue tra il salotto e il teatro, come dipinte sotto un vetro traslucente”. Cantore del lusso e della leggerezza di un’epoca che sarebbe stata sepolta per sempre dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Vincenzo Irolli
Irolli fu invece il testimone di una città come Napoli che a fatica si stava riprendendo dalla crisi post-unitaria e dalla perdita del suo ruolo di antica capitale. Non mancano nella sua produzione i ritratti di salotti privati con paraventi orientali, in cui donne borghesi ingannano il tempo assorte nei loro pensieri.
Ma Irolli in realtà fu il cantore di un verismo urbano o suburbano (abitava a Calvizzano ) in cui le donne non sono aristocratiche, ma giovani popolane colte nelle loro modeste case o nei loro cortili. Impegnate a cullare neonati o a sorvegliare i bambini (altro soggetto prediletto dell’artista).
Oltre a fanciulli che giocano coi loro animali, o ancora ragazze in posa accanto a oggetti da cucina, frutta e ortaggi. Ma la poetica di Irolli è ben diversa dal severo verismo, sia dei soggetti che della tavolozza, di altri artisti di questa corrente(si pensi ad esempio alla scuola abruzzese dei vari Michetti e Patini). Il suo verismo degli umili è spesso ridondante ed enfatico, colorato e a volte gioioso , mai tetro anche nei ritratti più meditativi.
Boldini e Irolli artisti compromessi ?
Ardengo Soffici così si esprimeva nel 1909 su Boldini:” Grande? Chi dice che sia grande? Io no di certo. Io dico che è vivo e che esprime spiritosamente ciò che gli cade sott’occhio in quella spregevole società in cui vive …Dei nostri allocchi fabbricatori di ritratti non parlo. “
Vent’anni dopo la stessa sorte sarebbe toccata ad Irolli, sottoposto ad una dura critica sempre da parte di Ardengo Soffici. Duro giudizio che contribuì all’esclusione dalla Biennale di Venezia. Eppure sul finire dell’Ottocento, dopo avere esposto le sue opere in importanti mostre a Monaco, Berlino , Milano e Roma, la fama di Irolli era ormai in costante ascesa all’estero (soprattutto in Francia dove era chiamato “ il pittore del sole”). Invece tardava ad affermarsi proprio in Italia.
Boldini e Irolli non potevano essere apprezzati, per il loro stile pienamente ottocentista, quando ormai si stavano affermando in tutta Europa le avanguardie con le sue molteplici tendenze stilistiche ( i famosi “ ismi”).
Ma anche dopo, a distanza di tempo, continuarono le critiche. Pochi giorni prima che Irolli si spegnesse all’età di 89 anni, il critico d’arte Paolo Ricci attaccò duramente la pittura di Irolli. La definì “ricca di sentimentalismo, intenerimento pietoso, leziosaggine e moralismo demagogico, il tutto in una tavolozza spietatamente accesa e grossolana, approssimativa […]”
Mentre per Boldini molta critica sottolineerà a lungo il carattere troppo lezioso e retorico dei suoi ritratti.
L’ultimo periodo non oscura la loro grandezza
In verità entrambi gli artisti sul finire della loro vita e della loro carriera cristallizzarono la loro arte in una serie di opere fotocopia tra loro. Avendo ormai perso la freschezza dell’ispirazione e ripetendosi stancamente solo per soddisfare i gusti del mercato. Ma si tratta di un fenomeno che accomuna numerosi grandi artisti, specie se ormai molto anziani.
E che comunque non oscura quanto hanno fatto in precedenza, anzi ne mette ancor di più in risalto la novità del linguaggio pittorico. Che per Boldini e anche per Irolli è individuabile in almeno tre elementi comuni ai due artisti : tocco agile e svelto, acceso cromatismo e tecnica del non finito.
Elementi che continuano a piacere al pubblico e al mercato dell’arte, assai meno ai critici. Quando si instaura un dialogo diretto tra un artista ed il pubblico, il critico si sente scavalcato e defraudato dal suo ruolo di mediatore. E reagisce affibbiando il consueto giudizio di “commerciale” all’artista di turno.
Ma si sa, il tempo è sovrano, sopratutto in arte. E il pubblico, che decreta alla fine il successo di un artista, lo è ancora di più. E se guardiamo alle quotazioni di mercato, ai record nelle aste e ai top price dei due artisti (specialmente Boldini ) ne abbiamo la piena conferma.