Mario Draghi, stretto tra due fuochi, cambia idea: no al blocco licenziamenti fino al 28 agosto. Le due diverse posizioni in merito, sostenute rispettivamente da centrodestra e PD, hanno spaccato la maggioranza. Dopo l’approfondimento tecnico del governo sulla norma dei licenziamenti del Decreto Sostegni Bis, viene ufficialmente meno la proroga del blocco licenziamenti.
Passo indietro decisivo, quindi, in merito all’idea di prorogare il blocco licenziamenti fino al 28 agosto. Per ora, questo si protrarrà soltanto fino al 30 giugno. Alle imprese resta la possibilità di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, dal primo luglio, senza dover pagare spese addizionali. In cambio, per usufruire di tale agevolazione, queste non possono licenziare dipendenti fino alla fine del 2021. Questa l’unica condizione di proroga.
Influenzato fortemente da Confindustria, fin da subito fortemente contraria alla proroga, il governo cambia direzione. Si è giunti, quindi, ad un compromesso tra governo ed imprese.
No alla proroga del blocco licenziamenti: Sinistra Italiana contrariata
Il Segretario Nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, si è dimostrato contrariato dalla nuova direzione del governo.
Ai microfoni di Rai News ha dichiarato: “È impressionante la marcia indietro del governo sul blocco licenziamenti. Intanto riconfermo la solidarietà nei confronti del Ministro Orlando che aveva proposto una timidissima ed insufficiente proroga, peraltro formalmente annunciata a Palazzo Chigi nei giorni scorsi“.
Continua, poi, sempre riferendosi al Ministro Orlando: “un ministro linciato dentro al governo da chi, naturalmente, difende ben altri interessi. Ma questo c’era da aspettarselo da un governo di un certo tipo. E fuori da Confindustria“.
Sottolinea polemico, poi, riferendosi al Presidente del Consiglio: “Il fatto che Draghi e il governo abbiano accettato in tutta fretta il Diktat è un problema enorme“.
Il 30 giugno 2021, giorno della scadenza del blocco licenziamenti, è ormai alle porte. Il segretario di Sinistra italiana prospetta un’ecatombe dal punto di vista occupazionale e sostiene che il governo stia tentando una ristrutturazione del sistema economico in difficoltà sulla pelle dei lavoratori. Conclude, infine: “Non è accettabile“.