“Secondo alcune informazioni almeno 80 sono i morti nel reparto neonatale dell’ospedale universitario di Maracaibo, Zulia, da quando è iniziato il blackout giovedì”: è quanto annuncia in un tweet il senatore Usa Marco Rubio, postando la notizia della tv venezuelana VPItv, aggiungendo che “se ingenti aiuti non saranno consegnati presto, il timore è che ci sarà una catastrofe senza precedenti”.
Dal capo dell’opposizione Juan Guaidò arriva la decisione di chiedere al Parlamento lo stato di emergenza nazionale, in una situazione per la quale la definizione “drammatica” è un eufemismo: da 72 ore sono al buio completo 16 stati del Venezuela, mentre solo 6 hanno ancora un po’ di corrente elettrica.
Questo totale blackout aveva danneggiato finora solo il settore privato, che ha perso 400milioni di dollari, come se il Paese non fosse economicamente già sul lastrico. Intanto, come se nulla fosse, il governo Maduro continua ad ostentare sicurezza nei tweet: “Il governo bolivariano ha deciso di sospendere le lezioni e le attività lavorative lunedì 11 marzo – ha scritto il ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez – per sconfiggere, con la forza della verità e della vita il brutale attacco terroristico contro il popolo. Insieme vinceremo”. Poco dopo, Maduro ha postato un video in cui dà disposizioni ai governatori e li invita a mantenere la calma. “Continuiamo a lavorare per recuperare il sistema elettrico nazionale”, scrive, assicurando che “la macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Vinceremo!”.
In questo clima delirante che coinvolge l’intera nazione caraibica, è di qualche minuto fa la smentita di Daniela Parra, presidente del Collegio di medici dello Stato di Zulia: non sarebbero morte 296 persone tra cui circa 80 neonati nell’ospedale di Maracaibo; secondo José Manuel Olivares, deputato oppositore e medico, sarebbero 21 finora i decessi segnalati in varie regioni del Paese. Da accertare il numero dei neonati.