Quella del 24 giugno 1918 fu l’ultima grande offensiva sferrata da parte degli austriaci nel corso della prima guerra mondiale, che si spense dinanzi alla valorosa resistenza dei soldati italiani. Il nome “battaglia del solstizio” fu ideato dal poeta Gabriele D’Annunzio, lo stesso che il 9 agosto 1918, con 11 aeroplani Ansaldo, sorvolò Vienna gettando dal cielo migliaia di volantini che annunciavano la vittoria dell’Italia.
Nel 1918 gli austriaci pianificarono una massiccia offensiva sul fronte italiano, da sferrare all’inizio dell’estate. Questi intendevano raggiungere la pianura padana, sino al Po.
Durante la Battaglia del Solstizio gli Austriaci spararono 200 mila granate lacrimogene ed asfissianti, circa 6.000 cannoni dell’esercito austriaco sparavano sino a raggiungere San Biagio di Callalta e Lancenigo. Venivano sparati da un cannone su rotaia proiettili da 750 kg, questo era nascosto a Gorgo al Monticano. Tali proiettili arrivarono fino a 30 km di distanza, colpendo Treviso.
Dall’altra parte del fronte, la popolazione portava secchi d’acqua agli artiglieri italiani per raffreddare le bocche da fuoco dei cannoni, che martellavano incessantemente le avanguardie del nemico e le passerelle poste sul fiume, per traghettare materiali e truppe. Tale incessante bombardamento fu determinante, in quanto all’esercito austriaco vennero a mancare i rifornimenti.
Nel frattempo gli italiani, presenti alla foce del fiume Po, allagavano il territorio di Caposile, per impedire agli austriaci ogni tentativo di avanzata.
Dal fiume Sile i cannoni della Marina Italiana, che erano stati caricati su chiatte e venivano spostati in continuazione per non essere individuati, tenevano occupato il nemico da San Donà di Piave a Cavazuccherina.
Il punto di massima avanzata degli austriaci, che erano convinti di arrivare presto a Treviso, fu a Fagarè.
Gli Arditi, forti della fama che li accompagnava, ricacciarono gli austriaci sulla riva del Piave da cui erano venuti. Questi non facevano prigionieri e andavano all’attacco con il pugnale tra i denti, al punto che la loro presenza terrorizzava il nemico.
La testa di ponte di Fagarè sulla direttiva Ponte di Piave-Treviso fu l’ultimo lembo sulla destra del Piave a cadere in mano italiana.
La battaglia fu violentissima e le perdite italiane ammontarono a circa 90.000 uomini. La battaglia del Solstizio rappresentava per l’esercito austriaco l’ultima possibilità di vincere la guerra. Ma la tentata offensiva austriaca si tramutò in una pesantissima disfatta: tra morti, feriti e prigionieri gli austro-ungarici persero quasi 150.000 uomini.
Questo per l’Impero significò in pratica l’inizio della fine.
Dalla battaglia del Solstizio passarono solo quattro mesi prima della vittoria finale dell’Italia a Vittorio Veneto.