Torna il fenomeno delle baby gang a Napoli, un 13enne è stato accoltellato nella notte. L’aggressione ai danni del giovanissimo ha reso necessario il ricovero presso l’ ospedale Santobono, dov’è stato dimesso con 8 giorni di prognosi.
Il giovane sarebbe stato colpito durante un litigio con un gruppo di coetanei nel rione Sanità. Al momento la polizia sta indagando per chiarire la dinamica dei fatti.
La giovane vittima è arrivata al pronto soccorso dell’ ospedale alle ore 00.30 circa. L’aggressione si è verificata poco prima. In ospedale si sono recati i poliziotti del commissariato Vomero, che hanno raccolto le dichiarazioni del giovane.
Da una prima ricostruzione dei fatti, è chiaro che la lite è partita per motivi di poco conto, successivamente però la discussione è degenerata, causando il ferimento.
Il 13 si sarebbe attivato per dividere i litiganti e questo lo avrebbe esposto al fendente. La lesione, trattata dai medici dell’ospedale napoletano, è stata ritenuta di lieve entità.
Il fenomeno delle baby gang: una piaga che affligge la nostra società
Casi di cronaca come quello che ha interessato la vittima dell’aggressione che ha avuto luogo a Napoli, rientrano nel fenomeno delle baby gang. Con tale termine definiamo un gruppo di giovani, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che si rendono responsabili di azioni di microcriminalità.
L’obiettivo del gruppo è commettere reati di vario genere: si va dal furto, all’ aggressione ai danni di coetanei allo spaccio di stupefacenti. Il contesto nel quale si sviluppano queste condotte devianti è la scuola, a partire da quella elementare fino alle superiori.
Ciò avviene perché il contesto scolastico è il primo nel quale si crea un gruppo in cui identificarsi. La baby gang è un’ evoluzione negativa del bullismo e del cyber bullismo. Solitamente si pensa che questi fenomeni nascano in contesti difficili, ma non è sempre così. Infatti spesso tali fenomeni si sviluppano in famiglie benestanti, i cui figli scelgono di far parte del gruppo per affermare un certo status sociale.
Alla base di questi comportamenti ci sono svariate motivazioni: alcuni teorici si soffermano sull’impatto negativo dato dalla TV e dai media, che solleciterebbero nei ragazzi condotte aggressive. In altri casi la tendenza ad attuare condotte anti-sociali deriva dalla psiche dei soggetti e della tendenza a mettere in atto comportamenti aggressivi contro soggetti identificati come deboli. Inoltre anche contesti familiare caratterizzati dalla precarietà, ma anche dall’ accondiscendenza possono instillare nel giovane un desiderio di ribellione.
Un fenomeno che ci offre importanti momenti di riflessione sulla necessità di educare e di rieducare una generazione che deve fronteggiare sfide sempre più ardue.