Negli ultimi tempi si è prestata particolare attenzione alla capacità di concentrarsi dei bambini e a tutti i problemi che di conseguenza possono insorgere, quando questa viene a mancare. Problemi che sarebbero nocivi anche per gli insegnanti e che comprometterebbero le modalità ed i tempi di apprendimento degli alunni. In Italia ci sarebbe troppo rumore in classe, lamentano gli esperti.
In aula infatti non è raro toccare i 70 decibel, tra urla, strepitii e sedie spostate con poco garbo. Troppo chiasso danneggerebbe sia chi insegna sia chi apprende, procurando problemi legati alla memoria, alla capacità di comprensione del testo e, pertanto, al rendimento scolastico. Il tempo di riverberazione, ossia l’accumulo di suoni racchiusi in uno spazio circoscritto, giocherebbe il suo sporco ruolo. Basti pensare che il limite imposto dalla legislazione italiana per la soglia di rumore in classe è stato fissato nel 1967, a 1,2s. Si tratta di un confine assai meno virtuoso di altri paesi europei che sono invece riusciti ad abbassarla.
I responsabili di questo disagio non sono però solo i soggetti della discenza, ma anche la località ove la scuola è ubicata. Il 12% degli istituti si trova in prossimità di un aeroporto, il 9% vicino a un’autostrada e l’8% ad un chilometro da un’area ad elevato inquinamento acustico.
Un ormone è, a livello cerebrale, particolarmente toccato nelle situazioni in cui sussiste un brusio di sottofondo: il cortisolo. Questo ormone, il quale fa capolino nelle situazioni stressanti, verrebbe in queste circostanze rilasciato in eccesso, intaccando la funzionalità della corteccia prefrontale. Essa detiene un importante ruolo in molte task, essendo il centro di controllo degli impulsi e avendo le redini di tutte quelle attività che comportino una pianificazione da parte del sistema. La dopamina, un neurotrasmettitore che ha parecchio a che vedere con l’apprendimento, in tali circostanze verrebbe prodotto in misura minore, con ripercussioni sulla memoria.
Il cardine della questione è che l’apprendimento può realizzarsi solo grazie alla coordinazione di due elementi o processi: l’attenzione e la memoria, indissolubilmente legati tra loro. E’ chiaro dunque che, se manca la capacità di concentrarsi, non si riesce a riporre la giusta attenzione in qualcosa. L’informazione che dovrebbe quindi venire processata non ha modo di superare i vari step che porteranno alla sua memorizzazione.
Per correre ai ripari esistono precauzioni o delle accortezze grazie alle quali limitare il fenomeno. Bisognerebbe incentivare l’uso di lavagne elettroniche, così che il gesso non strida più fastidiosamente sulla lavagna, o ancora, applicare dei gommini alle gambe di banchi e sedie, e non meno importante, istruire la classe a tenere un tono di voce basso.