Tradizione vuole che oggi, mercoledì delle Ceneri si mangi “di magro”.
Ma da dove nasce questa tradizione? Il 13 dicembre 1545, Papa Paolo III aprì il Concilio di Trento. L’intenzione era quella di riformare la chiesa cattolica, discutere in materia di dogma e dottrina per reagire al calvinismo e al luteranesimo.
Dopo il concilio seguendo le varie affermazioni del Papa si diffuse l’usanza di mangiare “di magro” il Mercoledì delle Ceneri.
L’astensione prevedeva di non mangiare carni, dolci e grassi.
La tradizione popolare definisce “carni” tutte quelle degli animali che erano presenti nell’arca di Noè.
Il periodo della Renga
Da più di quattro secoli per i friulani questo è il “periodo della Renga”.
Questo è il periodo dell’anno in cui si mangiano aringa e baccalà, due pesci d’uso comune, i quali consentivano di rispettare il precetto della Chiesa durante il Mercoledì delle Ceneri.
Una cena a base di aringa significava che il Carnevale era terminato e si entrava nella Quaresima, iniziava la penitenza in attesa della Pasqua.
Furono i proficui commerci della “Serenissima” che tra il IX e XV secolo aveva il monopolio delle spezie in Europa a consentire l’arrivo anche nel povero territorio friulano di questi pesci essiccati. Le aringhe più pregiate all’epoca erano quelle conservate in barili di legno sotto sale, ma erano diffuse e vendute anche quelle affumicate dal colore dorato o argenteo.
La ricetta friulana delle aringhe affumicate
Per preparare la ricetta friulana dell’aringa affumicata, occorrono:
- 2 aringhe
- 2 spicchi d’aglio
- 5 dl olio di oliva extravergine
- 4 cucchiai di aceto bianco
- q.b. pepe
Sbucciare 2 spicchi d’aglio e tritarne uno soltanto. Togliere le teste alle aringhe e poi procedere a squamarle per bene e a pulirle sotto acqua corrente. Metterle dunque, in una casseruola, coprirle a filo di acqua e portarle a ebollizione, a fuoco molto basso.
Appena l’acqua comincia a bollire, scolare il tutto e ripetete l’operazione di prima. Una volta che l’acqua bolle, sgocciolare nuovamente le aringhe, eliminare la pelle e fare le aringhe a filetti, avendo cura di togliere le lische.
Mettere i filetti su un piatto, aggiungere un pizzico di pepe, l’aglio tritato, lo spicchio rimasto intero e irrorate il tutto con olio e aceto. Lasciare riposare in luogo fresco per almeno 4 ore prima di servirle.
Le aringhe affumicate possono essere accompagnate, sempre secondo la tradizione friulana, con uova sode sgusciate e polenta abbrustolita.