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Apatia dello spettatore: è davvero così diffusa?

Una rissa per strada, un incidente, un furto: tante persone assistono a questi eventi ma nessuna interviene per prima, questa situazione viene definita effetto spettatore o apatia dello spettatore (bystander effect).

Questo fenomeno riguarda la resistenza ad aiutare chi è in difficoltà, soprattutto se ci sono anche altre persone, in questo caso ci si aspetta che qualcun’altro intervenga per primo.

Tale condizione studiata dalla psicologia sociale divenne nota circa cinquant’anni fa. Un recente studio pubblicato sulla rivista American Psychologist afferma che nel mondo reale questo fenomeno non si verifica praticamente mai.

Apatia dello spettatore: lo studio di Richard Philpot

Richard Philpot, psicologo sociale delle università di Lancaster e Copenhagen, ha raccolto e studiato attentamente i filmati della videosorveglianza di tre città: Lancaster, Amsterdam e Città del Capo.

Philpot e i suoi collaboratori hanno scelto 219 conflitti che coinvolgessero almeno due persone con livelli di aggressività variabile: dalla violenza verbale alla violenza fisica.

Secondo l’apatia dello spettatore nessuno sarebbe dovuto intervenire, al contrario dall’analisi risultò che il 91% del campione esaminato si era impegnato a fermare le risse.

Inoltre, lo studio dei filmati ha contraddetto anche un altro fenomeno legato all’effetto spettatore, ovvero la diffusione della responsabilità.

Secondo tale assunto maggiore è il numero dei presenti e minore è il numero di persone che aiutano. Al contrario dai video è emerso che la vittima aveva più opportunità di essere soccorsa se il numero dei presenti era elevato.

Questo dato ha accomunato le tre città, tanto che gli studiosi hanno ipotizzato un comportamento universale indipendente dalle differenze culturali.

Lo studio di Philpot non vanifica del tutto i fenomeni dell’effetto spettatore e della diffusione della responsabilità, tutt’al più ci fa intendere che le situazioni sociali riprodotte nei contesti di laboratorio devono essere testate nella vita reale.

Il prossimo obiettivo dello psicologo sociale sarà cercare di capire se variabili come il genere dello spettatore o la presenza di un’arma influiscano sulla propensione a intervenire in favore delle persone in difficoltà.