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Anatomia di una caduta, l’analisi cupa della vita di coppia

Il quarto lungometraggio di Justine Triet, Anatomia di una caduta ha ricevuto ben cinque candidature agli Oscar 2024: come miglior regia (Justine Triet), miglior attrice protagonista (Sandra Hüller), miglior sceneggiatura, miglior montaggio e dulcis in fundo è stato candidato anche come miglior film. Un risultato notevole se si pensa che questo film francese è stato candidato direttamente tra i migliori film, invece che tra quelli internazionali: ciò non avviene dal 2020 quando vinse Parasite, film diretto dal regista coreano Bong Joon-ho. Oltre a Cannes dove ha vinto la Palma d’oro, ha riscosso molto successo anche in occasione dei Golden Globe dove Anatomia di una caduta si è aggiudicato due premi: Miglior film straniero e Miglior sceneggiatura a Justine Triet e Arthur Harari, compagno della regista. A dare grande spessore al film sono le magistrali interpretazioni dei personaggi principali: Sandra Huller interpreta la protagonista (Sandra Voyter), mentre Swann Arlaud indossa le vesti dell’avvocato Vincent Renzi e Milo Machado Graner interpreta il figlio non vedente della coppia, Daniel.

La raccolta delle informazioni- la genesi del film

Justine Triet con questo film cambia tono rispetto ai suoi lavori precedenti e propone atmosfere diverse: sono stati scelti infatti dei toni più cupi e tesi tipici dei gialli e dei thriller. Il titolo prende ispirazione da Anatomia di un omicidio, film del 1969 diretto dal regista austriaco Otto Preminger che all’epoca della sua uscita fece molto scalpore per il suo linguaggio molto esplicito. La regista ha raccontato inoltre che l’immagine della caduta le fu instillata nella mente dalla famosa sigla di Mad Men con la sagoma che cade. Anatomia di una caduta rinnova una collaborazione già avviata con Sibyl- Labirinti di donna del 2019, tra la regista francese e l’attrice tedesca Sandra Huller: inoltre anche in virtù del fatto che la Huller non è francofona, il film è stato girato per più della metà in lingua inglese.

Il processo- l’analisi delle tematiche

Fin da subito appare chiaro che Anatomia di una caduta si pone tra due generi molto diversi tra loro: utilizza i meccanismi del film d’indagine, del “courtroom drama” per parlare d’altro, diventando l’autopsia di una coppia sposata con un figlio e in ciò si rivela senza alcun dubbio erede di opere come Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, nonché dei film che ne sono derivati come Storia di un matrimonio, film del 2020 di Noah Baumbach. Per questo motivo, Anatomia di una caduta risulta un film giallo, ma allo stesso tempo intimo che affronta en passant una serie di temi estremamente attuali come il superamento dei ruoli di coppia tradizionali.

Lo spunto da cui parte il film è abbastanza semplice: la scrittrice tedesca Sandra Voyter sta rilasciando un’intervista ad una studentessa nel suo chalet tra le Alpi francesi nei pressi di Grenoble, dove vive con il marito Samuel e il figlio non vedente Daniel. La conversazione è di volta in volta ostacolata dalla musica a tutto volume che il marito riproduce in loop. Qualche ora dopo il corpo di Samuel viene ritrovato sul selciato innevato davanti casa. A quel punto si apre il quesito che verrà sviscerato per tutto il film: è stato ucciso o si è suicidato? Ad accompagnare Sandra nelle indagini e nel processo sarà Vincent Renzi, avvocato della donna e suo amico di lunga data. Ciò che emerge nel corso del processo è il rapporto coniugale problematico tra i due coniugi, il cui punto di rottura è proprio l’incidente che ha causato la cecità di Daniel.

La caratteristica principale di questo film è l’ambiguità di fondo: lo spettatore è spaesato, non sa bene a cosa credere perché di volta in volta gli vengono forniti indizi contrastanti. A incarnare la confusione dello spettatore è proprio Daniel, che arriva a dubitare dell’innocenza della madre. Cos’è Anatomia di una caduta? Un’analisi che non è mai risolta del tutto. Infatti, una delle tematiche principali è proprio il concetto di verità: il reale viene oscurato dalla percezione e ciò ci viene comunicato dall’avvocato stesso il quale quando Sandra gli dice di non aver ucciso il marito, le risponde: “non è questo il punto”. A essere determinante non è la realtà, ma come essa viene percepita: non conta se Sandra sia innocente o meno, ma se riesce a persuadere la corte. A trionfare quindi sull’oggettività è la soggettività: anche lo psichiatra di Samuel, simbolo quindi di un’oggettività scientifica, il quale nega che il suo paziente fosse depresso, va ad esprimere un giudizio soggettivo o ha quantomeno una visione parziale della psiche della vittima. A rinnovare la confusione tra la finzione e la realtà è proprio il lavoro della protagonista: è una scrittrice che inserisce elementi autobiografici nei suoi libri (realtà nella finzione); ciò genera confusione e per questo motivo l’accusa arriverà a citare un passo di un suo libro nel corso del processo (finzione nella realtà). Dopotutto la regista stessa afferma che la vita è “un caos in cui tutti siamo persi”.

Il verdetto- conclusioni sul film

Anatomia di una caduta è un film complesso dove i dettagli sono una parte essenziale: le esitazioni, le emozioni che vengono manifestate e le ciniche strategie. Proprio per questo il film risulta profondamente umano e la componente legal drama avvince lo spettatore, curioso di scoprire quale sia il dunque, diviso tra la verità processuale e la realtà delle cose. Grazie all’ottimo montaggio e alla fotografia, il film scorre veloce e lascia allo spettatore l’amaro in bocca della rottura irreparabile del lutto in casa (una casa che non sarà mai più come prima) e il dubbio che ci sia qualcosa di non detto alla fine del film.

Immagine: credit Wikipedia