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Alessandro Manzoni: l’amicizia con Vincenzo Cuoco

Alessandro Manzoni, il celebre autore de I Promessi sposi, suscita ancora oggi particolare fascino, soprattutto nell’ambito degli studi relativi alla letteratura italiana di cui fu protagonista.

Non a caso, oggi che ricorre la sua morte, avvenuta il 22 maggio 1873, ricordiamo il profilo culturale e personale dell’autore, ripercorrendo anche la sfera personale e i rapporti interpersonali che contraddistinsero la sua vita.

Proprio grazie ad Alessandro Manzoni, furono gettate le basi per la nascita del romanzo moderno, ed in particolare modo, si avviò quel processo di unificazione linguistica, che permise di identificare l’idioma – italiano.

Alessandro Manzoni e l’intensa amicizia con Vincenzo Cuoco

Di notevole interesse e quindi oggetto di studio, sono i contatti che Alessandro Manzoni ebbe con due esuli napoletani, ossia Francesco Lomonaco e Vincenzo Cuoco. 

Protagonisti di un’esperienza rivoluzionaria che non ebbe buon esito, i due intellettuali meridionali, furono la diretta testimonianza che le teorie illuministiche di un ristretto gruppo di studiosi non bastavano a cambiare una complessa situazione storica: a Napoli, come il Cuoco aveva dimostrato nel Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, quelle teorie non avevano coinvolto il cosiddetto popolo, che anzi, avevano appoggiato il governo feudale dei Borbone.

Al di là della caratterizzazione propriamente storica, ciò che colpisce maggiormente, sono i rapporti che il Manzoni ebbe con Vincenzo Cuoco.

Un vero e proprio rapporto di amicizia, testimoniato da una raccolta epistolare di notevole interesse, all’interno della quale si evincono una forte ammirazione reciproca e il legame tra i due intellettuali. 

Alessandro Manzoni nacque nel 1785 e conobbe Cuoco, nella primavera del 1801, a sedici anni. Dal 1801 al 1806, tranne brevi periodi di assenza del Manzoni da Milano, i due si frequentarono assiduamente in un intenso dialogo culturale ed educativo.

Ricordiamo che nella formazione manzoniana, convivevano da una parte gli ideali religiosi, propri di una dottrina fortemente petulante e ripetitiva, quasi monotematica e dall’altra le fondamenta delle idee illuministe; quelle stesse idee che fallirono all’epoca della rivoluzione napoletana, della quale Cuoco fu protagonista. 

Con il trascorrere del tempo, l’amico illustre Vincenzo Cuoco, grazie anche ad una serie di spiegazioni di tipo filosofico, si approcciò alla scienza e alla storia come identità della società.

Furono proprio questi i caratteri principali dell’intenso rapporto di amicizia che si creò tra Manzoni e Cuoco.

Fondamentale nella formazione manzoniana, l’approcciò al “romanzo storico”, che seguiva la strada ideologica e culturale tracciata da Walter Scott,

La “variegata” ideologia manzoniana

Attestazioni di stima si leggono in alcune lettere scritte che Manzoni rivolse a Vincenzo Cuoco, identificato quale suo maestro di storia e di vita.

Tali aspetti confluiscono in una vera e propria chiave d’interpretazione che si collega all’ambivalenza del classicismo italiano; in questo modo si provava a coniugare il classicismo radical-giacobino con la formazione linguistica del tempo.

Un intreccio tendenzialmente politico e sociale che, mirava allo sviluppo del cosiddetto  popolo. 

È per questo motivo che le idee di Vincenzo Cuoco affiancate a quelle di Alessandro Manzoni, costituiscono la base per lo sviluppo culturale e ideologico che ancora oggi si studia.

La poetica manzoniana, ma anche l’ideologia stessa dell’autore italiano, possono esser paragonate alla vivacità di Napoli, città caratterizzata da mille volti: culturali, storici, sociali, artistici.

Un insieme di tasselli diversi che costellano la vita del Manzoni, sempre legato alla classicità, ma con uno sguardo al futuro, alle cosiddette “novità”, senza mai abbandonare il fattore storico: l’identità dei popoli e che  ancora oggi fa parlare di sè.