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Alca Impenne: uccisi gli ultimi due esemplari

L’Alca Impenne (Pinguinus impennis Linnaeus, 1758) era un uccello incapace di volare della famiglia degli Alcidi, scomparso attorno alla metà del XIX secolo.

Era l’unica specie giunta fino all’epoca storica del genere Pinguinus Bonnaterre, 1791, un gruppo di uccelli che comprendeva originariamente anche un’altra specie di alca gigante incapace di volare stanziata nella regione dell’oceano Atlantico.

Il 3 luglio del 1844 è una data che rimane negli annali perchè gli ultimi due individui di Alca impenne furono uccisi sull’isola di Eldey, al largo delle coste islandesi.

Nidificava su isole rocciose e remote che offrivano un facile accesso all’oceano e una ricca disponibilità di cibo, cose piuttosto difficili da trovare in natura e che spinsero questo animale a riprodursi unicamente in poche località.

Al di fuori della stagione riproduttiva, le alche trascorrevano il tempo nutrendosi nelle acque del Nordatlantico, spingendosi a sud fino alle coste settentrionali della Spagna e anche nei pressi delle coste di Canada, Groenlandia, Islanda, isole Fær Øer, Norvegia, Irlanda e Gran Bretagna.

L’alca impenne raggiungeva i 75–85 cm di altezza e pesava circa 5 kg; era quindi la specie più grande della famiglia degli Alcidi.

Aveva il dorso nero e il ventre bianco. Il becco, anch’esso di colore nero, era robusto e ricurvo, con scanalature sulla superficie.

Durante l’estate, il piumaggio dell’alca impenne presentava una macchia bianca sopra ad ogni occhio.

Durante l’inverno, l’alca perdeva queste macchie, ma sviluppava una fascia bianca che si estendeva attraverso gli occhi.

Le ali erano lunghe solo 15 cm, e non consentivano all’uccello di volare. Al contrario, l’alca era un’ottima nuotatrice, caratteristica che impiegava durante la caccia.

Le sue prede preferite erano pesci, come alose dell’Atlantico e capelani, e crostacei.

Nonostante fosse agile in acqua, sulla terra era piuttosto goffa.

Le coppie di alca impenne rimanevano unite per tutta la vita.

Nidificavano in colonie fitte e numerose, deponendo un unico uovo sulla nuda roccia.

L’uovo era bianco con marezzature brune.

Entrambi i genitori covavano l’uovo per circa sei settimane prima che si schiudesse.

La piccola alca lasciava il nido dopo due o tre settimane, nonostante i genitori continuassero a prendersene cura.

L’alca impenne aveva un ruolo importante presso molte tribù di nativi americani, sia come fonte di cibo che come creatura simbolica.

Molti uomini appartenenti alla cosiddetta cultura arcaica marittima venivano seppelliti assieme ad ossa di alca impenne, e uno è stato addirittura trovato ricoperto da più di 200 becchi di alca, che si presume facessero parte di un mantello fatto con le loro spoglie.

I primi esploratori europei giunti nelle Americhe utilizzarono le alche come una fonte conveniente di cibo o come esche per la pesca, riducendo di gran lunga il loro numero.

Il fatto che il piumino di questo uccello fosse molto richiesto in Europa fece sì che quasi tutte le sue popolazioni europee fossero già scomparse attorno alla metà del XVI secolo.

Gli scienziati richiamarono l’attenzione sul fatto che questi comportamenti avrebbero potuto portare alla scomparsa dell’alca impenne, che divenne beneficiaria delle prime leggi ambientali volte alla conservazione delle specie a rischio, ma ciò non fu abbastanza.

Il 3 luglio 1844, gli ultimi due esemplari confermati vennero abbattuti a Eldey, al largo delle coste dell’Islanda, e con essi andò distrutto anche l’ultimo tentativo noto di riproduzione.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.