A seguito della decisione del Tribunale di Genova che aveva deliberato lo slittamento dei lavori per la demolizione del ponte Morandi da dicembre dello scorso anno a data da destinarsi, si è finalmente giunti ad una svolta. Nella giornata di oggi, infatti, cominceranno le operazioni per smontarlo pezzo per pezzo.
Quattro ditte coinvolte, cinquanta operai e tre ingegneri si adopereranno per far sì da smantellare un po per volta i monconi della struttura il cui crollo ha fatto perdere la vita a ben 43 persone provenienti da ogni angolo del globo e per via di un destino beffardo si sono ritrovate fatalmente a calcare il tratto sopraelevato dell’ A10 che ha ceduto il 14 agosto dello scorso anno.
Una volta completatosi il bilancio delle vittime e venutosi a delineare il quadro relativo alle spese per la demolizione della struttura, responsabilità varie e a seguito, inoltre, di una bufera mediatica è stato possibile convogliare tutti gli sforzi verso il piano di smantellamento del ponte, il quale era stato sì programmato per il 15 dicembre 2018, in concomitanza con l’opera di alleggerimento, ma non aveva trovato l’assenso del Tribunale di Genova che con un’ingiunzione era riuscito a far slittare la data causa la cattiva messa in sicurezza dell’area che circoscrive il punto dove si è verificato il crollo.
Il Morandi verrà demolito step-by-step seguendo un accurato protocollo. La prima porzione dell’opera ad essere rimossa sarà un tratto di carreggiata noto come “trave gerber”, mastodontico in tutto e per tutto: ben 36 metri di lunghezza per 18 metri di larghezza e dal peso di 900 tonnellate.
Questa sezione del ponte, situata presso il moncone ovest dello stesso, è quella che rappresenta il pericolo principale per le abitazioni (oramai abbandonate da mesi) sottostanti e tra l’altro quella che infonde meno rassicurazioni dal punto di vista di cedimenti strutturali.
Per effettuare la demolizione di questo settore verranno utilizzati degli “strand jack”, pistoni idraulici (che danno anche il nome alla tecnica di smantellamento) coadiuvati sia da spessi cavi metallici che da contrappesi per rendere possibile la mobilitazione di imponenti masse di materiale.
Non appena la “trave gerber” sarà al suolo, dopo circa 7 ore e mezzo di lavoro escluse le ore notturne, si provvederà alla sua frantumazione preliminare ed al carico dei pezzi residui su mezzi adeguati che condurranno i suddetti all’ultima tappa dell’intero processo: lo smembramento e il riutilizzo dei singoli materiali.