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Adone e Venere: un’opera che esprime la forza travolgente dell’amore

Adone è una figura della mitologia di origine semitica, legata al culto della natura e della e al ciclo delle stagioni. Presenta delle affinità con altre figure mitologiche, quali il dio egizio Osiride, l’etrusco Atunnis ed il frigio, Attis. Queste divinità sono associate alla rinascita ed alla vegetazione. Il nome, dall’ebraico, vuol dire “signore”.

Adone, le origini del mito

La storia di questa affascinante figura si presenta, intricata, controversa e legata a vicende assai articolate. Figlio della principessa Mirra, nasce dall’unione incestuosa di quest’ultima con il padre, Cinira, re di Cipro.

La giovane riuscì ad unirsi al padre grazie ad uno stratagemma. Quando il re di Cipro si rese conto dell’inganno, la giovane fu costretta a darsi alla fuga; gli dei, decisi a salvare la vita di Mirra, la trasformarono in una pianta resinosa, dalle cui radici nacque Adone.

Nel X libro delle Metamorfosi, il poeta latino Ovidio, narra il mito di Venere e Adone. Secondo una versione del mito, la dea dell’amore si sarebbe imbattuta nel neonato, inconsolabile, appena nato dalla corteccia dell’albero che un tempo fu Mirra.

Nel tentativo di proteggerlo dalle insidie del mondo dei mortali, Venere portò la creatura in un luogo che riteneva sicuro, dove sarebbe cresciuta lontano da ogni pericolo. Fu così che affidò il piccolo Adone alle cure di Proserpina, sposa di Ade nonché signora degli inferi. Una volta diventato adulto, Venere tornò negli inferi per riprenderne la custodia, ma incontrò la ferma opposizione di Proserpina, che si era affezionata al fanciullo.

Giove, il padre degli dei, si espresse sulla questione per riportare la pace tra le due divinità. Adone avrebbe passato metà anno negli inferi con Proserpina, ed i successivi sei mesi sulla terra, insieme a Venere.

La versione ovidiana si presenta ben diversa. Secondo quest’ultima, dopo la nascita Adone fu soccorso dalle Naidi, le ninfe dei fiumi, e crebbe acquisendo forza e avvenenza. Venere, folgorata dalla visione del giovane, fu colpita da una freccia di Cupido e se ne innamorò perdutamente.

La terribile morte di Adone e l’origine dell’anemone

La dea, devota all’amato, era consapevole della sua mortalità, per tale motivo gli raccomandava di fare attenzione, soprattutto durante le battute di caccia. L’animo intrepido di Adone, lo portò a tralasciare i consigli della dea dell’amore; così accadde che, durante una battuta di caccia, il giovane fu colpito a morte da un cinghiale furioso.

Secondo alcune versioni, sarebbe stato Ares, geloso delle attenzioni della dea dell’amore per il giovane Adone, a scatenare l’ira della bestia.

Venere si precipitò dall’amato, nel tentativo di salvarlo, ma ormai era troppo tardi. La divinità fece una promessa: il ricordo della perdita di Adone sarebbe stato eterno; così il giovane fu trasformato in un fiore, un anemone, e dalle lacrime della dea, sbocciarono delle rose.

Venere e Adone nel mondo dell’arte

Il mito dei due amanti, ha ispirato il lavoro di svariati artisti, tra i quali non possiamo fare a meno di ricordare il genio di Antonio Canova.

L’Adone e Venere è una scultura realizzata tra il 1789 ed il 1794. La scultura fu acquistata dal patrizio genovese Giovan Domenico Berio di Salza che la espose nel giardino del proprio palazzo di Napoli, in via Toledo.

Dopo la morte del marchese nel 1820, l’ opera fu acquistata dal colonnello Guillaume Favre, e in quel periodo Canova decise di operare alcuni interventi sul panneggio di Venere, in maniera gratuita.
Attualmente, la scultura è esposta al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra.

Un amore incontenibile, rappresentato dallo sguardo delle due figure

Il gruppo scultoreo mostra un momento particolarmente intenso tra Adone e Venere: i due si preparano al distacco e sono totalmente presi l’uno dall’altra. Ciò si può evincere dallo sguardo dei due, che sembrano quasi volersi fondere in una persona sola. L’armonia delle forme, la precisione dei dettagli e la capacità di esprimere in maniera lineare un sentimento travolgente come l’amore, fanno di quest’opera di Canova un patrimonio dal valore inestimabile.