Addio a Lando Buzzanca!
Il 2022 continua anche nel suo colpo di coda a portare via con se personaggi famosi.
E così dopo la prematura scomparsa dell’ex giocatore serbo Mihajlovic è ora il turno dell’addio per Lando Buzzanca.
Un’altra storia, un’altra età, ma comunque una perdita importante.
Un attore controverso, la cui storia cinematografica e non solo gli italiani conoscono bene.
Una vita e una carriera altalenante, fatta di alti e nassi terminata ad 87 anni dopo una lunga malattia che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle.
Negli ultimi tempi della malattia anche le facoltà cognitive erano state gravemente compromesse.
Si è spento nell’ospedale romano Policlinico Gemelli dove era ricoverato.
Lando Buzzanca : la vita e la carriera
Buzzanca nasce a Palermo nel 1935 da una famiglia di attori.
Decide precocemente di seguire le orme dei congiunti, frequentando fino dai diciassette anni le lezioni dell’Accademia Sharoff, la prima scuola d’arte drammatica italiana a praticare il metodo Stanislavskij. Fu scelto come comparsa per il kolossal Ben Hur (1959) nella parte di uno degli schiavi al remo della galea.
Entra (anche se con piccole parti) nel cinema italiano di serie A grazie a Rosario Mulè in Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961), lo stesso che lo richiamò per interpretare il riluttante esecutore di un delitto d’onore in Sedotta e abbandonata (1964).
Nel frattempo comparve in commedie comiche accanto a Totò (Totò di notte n.1, Totò sexy), film d’autore (La parmigiana, Il magnifico cornuto), pellicole a episodi di grande successo (I mostri).
La sua sembra una carriera bene avviata, ma subisce una battuta d’arresto nella seconda parte degli anni ’60, quando Buzzanca dovette adattarsi a parodie non troppo brillanti di filoni di cassetta come la spy-story (James Tont operazione U.N.O., James Tont operazione D.U.E.) o lo spaghetti western (Ringo e Gringo contro tutti, Per qualche dollaro in meno). Tuttavia questi spettacoli di grana grossa, uniti al successo televisivo di uno show con Delia Scala, gli fruttarono una notevole popolarità presso il pubblico.
La critica però non è dalla sua parte e malgrado qualche buon film come Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada o Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile venne catalogato tra i protagonisti del cinema di serie B, preferibilmente a tematica sessuale, per le parti di maschio latino vorace di donne e costantemente arrapato.
È il piccolo schermo a offrirgli una seconda carriera, facendone un beniamino del pubblico casalingo con alcune fiction seguitissime. Nella miniserie Mio figlio ottenne un grande successo personale nella parte di un poliziotto padre di un ragazzo omosessuale.
Più tardi ne verrà prodotto un seguito, dal titolo Io e mio figlio. Nuove storie del commissario Vivaldi.
Nel 2012 altri ottimi consensi riscosse la serie televisiva Il restauratore. Tra gli ultimi film di Buzzanca per il grande schermo sono da ricordare I Vicerè (2007) di Roberto Faenza, per il quale vinse il Globo d’oro al miglior attore, e Chi salverà le rose? (2017) di Cesare Furesi, dove lui e Carlo Delle Piane interpretano una coppia di vecchi omosessuali.