Acquedotto del Serino: una vera e propria sorpresa a Coroglio (area di Napoli a ridosso di Capo Posillipo) si tratta di una frattura anomala nel costone, ricoperto di vegetazione, edera soprattutto, che tre appassionati speleologi napoletani hanno notato ed esplorato.
Il lavoro dei tre speleologi, Mauro Palumbo, Marco Ruocco e Luigi de Santo (quest’ultimo si calò la prima volta nel 2016) ha avuto inizio tre anni fa, una vera e propria opera di ricerca ed ispezione che ha portato a scoprire un nuovo tratto dell’Acquedotto del Serino.
Si tratta di un cunicolo mai censito nei documenti comunali, appartenente all’acquedotto romano del Serino, noto anche come augusteo. Calatisi con passione e curiosità, i tre speleologi, hanno scoperto il nuovo cunicolo, alto un metro e sessanta centimetri, largo poco più di mezzo metro.
Una scoperta sicuramente importante e di grande valore storico; si parla infatti, di un tratto di acquedotto di cui gli studiosi ipotizzavano solo l’esistenza e che, molto probabilmente, alimentava la cosiddetta villa di Publio Vedio Pollione, oltre all’insediamento romano di Nisida. Secondo quanto dichiarato dai tre speleologi, impegnati nell’attività di ispezione, ora bisognerà capire se esistano altri punti di collegamento, e man mano ricostruire quello che si configura come un vero e proprio “puzzle”. Il cunicolo dell’Acquedotto del Serino, è stato percorso per ben duecentocinquanta metri, fino ad una zona dove un crollo ha reso impossibile il passaggio; un ostacolo che sarà superato quanto prima, soprattutto per capire quanto ancora prosegua quel percorso e per dissipare la curiosità degli appassionati di archeologia, ma anche approfondire la conoscenza del vasto patrimonio ipogeo della città di Napoli. Le pareti e il fondo, dell’antico Acquedotto del Serino, risultano impermeabilizzate mediante il sistema del “coccio pesto”, e ciò sottolinea l’appartenenza del cunicolo agli antichi acquedotti che servivano gli insediamenti campani.
Ricordiamo che il percorso dell’immensa opera, partiva dalla sorgente del Serino, per giungere fino alla Piscina mirabilis, a Miseno, dopo novantasei chilometri e rappresentava una vera e propria rete idrica regionale.