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Accadde oggi, nasce Francois Chateabriand

L’opera e la vita di Chateaubriand, sono paragonabili a quella dei nostri padri della letteratura, capace di trattenere all’interno tutte le medesime contraddizioni, unite sotto la prospettiva dell’uomo che attraversa i fermenti rivoluzionari e napoleonici fino alla sfatata visione della Restaurazione, alla ricerca di un anello di congiunzioni che ridia armonia alla scombussolata esistenza.

Chateaubriand, nato a Saint-Malo nel 1786, è spesso accostato al nostro Foscolo, di cui certamente vive analoghi conflitti su alcune posizioni in ambito politico, filosofico-letterarie e spirituali, dove il travaglio interiore è quasi un titanismo che spinge l’autore in innumerevoli viaggi, fino alle soglie della “Nuovo Continente” americano, divenendo una delle figure della letteratura dell’ Ottocento europeo e francese capace di dettare legge.

Se, infatti Victor Hugo è considerato il padre del romanzo storico francese, a buon ragione, Chateaubriand è il caposcuola della lirica e di nuove forme letterarie e poetiche sorte durante l’età del Romanticismo in Francia.

Fin da giovanissimo, cresciuto in Bretagna, un senso di malinconia ha sempre prevalso sulla propria indole; a causa delle sue origini nobili, nonostante inizialmente attratto dal furor della Rivoluzione Francese, l’impressione negativa suscitata da alcuni episodi di violenza popolare, gli costeranno un esilio che lo porterà nei neonati Stati Uniti, dove si avvicina e poi partecipa come volontario all’esercito degli immigrati, sorto negli ambienti antirivoluzionari.

Rientra in Francia solo in seguito alla caduta di Robespierre a la Termidoro, nel 1794; intanto la penna di Chateaubriand ha preso il via. Durante il soggiorno americano e i vari viaggi, aveva intrapreso la stesura del poemetto Natchez, incentrato proprio sui nativi americani.

Ma, il primo successo letterario arriva con un saggio composto durante il soggiorno londinese, intitolato Il Saggio sulle antiche e moderne rivoluzioni in rapporto alla Rivoluzione francese, in cui affrontava tematiche teologiche e politiche che in seguito si discosteranno dalla tendenza dell’autore, ma da cui già si coglie il piglio e la verve letteraria del poeta.

Il conservatorismo politico, si avvale anche di una posizione scettica, ricavata dall’ambiente dei Lumi, i quali sono tra i fattori a determinare in seguito il cambiamento, mai definitivo, della sua posizione intellettuale.

La crisi spirituale, legata alla morte della madre, prima, e della fidata sorella, che proiettano l’autore a conciliarsi con il Cristianesimo, da lui abbandonato in età giovanile.

Ne “Il Genio del Cristianesimo”, edito poco prima del rientro in Francia, infatti l’autore si scagliava contro il proselitismo di Voltaire e le sue posizioni deistiche, proponendo una letteratura la cui estetica, fosse al servizio della pietas cristiana.

Il ritorno in patria, nel 1800, in cui fresco di conversione, inizia a collaborare per un annetto al Mercure di France, ove nel 1801 esce il primo capolavoro e summa del Romanticismo Francese, l’Atala, originale testo letterario, in cui rimarcava elementi come il mito del buon selvaggio di Rousseau.

Secondo capolavoro della penna di Chateaubriand è certamente René, il romanzo pseudo-autobiografico, sorto sull’imitazione dell’opera memorialistica sorta nel secondo Settecento, a cui allega elementi ripresi dal romanzo epistolare, come il senso di inadeguatezza dinanzi allo sconvolgimento storico-politico che ha portato la Rivoluzione Francese, che accrescerà amaggiormente a seguito della caduta di Napoleone.

René è in parte un je accuse contro il proprio status, ricostruito ripercorrendo la propria esistenza, in chiave romanzata, fino a comprendere le conseguenza del sentimento catastrofico e del tedio, che sin dai primi anni, ha toccato la sua esistenza e che ha cercato di superare in modo attivo.

In entrambi i romanzi, in cui già emerge il carattere primitivistico ed esotico delle opere successive, partendo dal Genio, intento principale del poeta è voler cogliere il nesso presente tra la religione, l’uomo e la natura, i quali riescono a far fluire le passio ni, emblema dell’anima e di ciò che la sospinge .

Proprio lo sconvolgimento interiore e l’avvicinamento alla fede, porteranno Chateauebriand a viaggiare nelle mete d’Oriente in cui visiterà i luoghi principi della storia del Cristianesimo, come Gerusalemme. L’autore infatti aveva preso parte anche alla chermesse viva presso i romantici, sul “meraviglioso”, in cui egli patteggiava per un meraviglioso “Cristiano” e non pagano, proprio per la verità del messaggio cristiano e la capacità del cristianesimo di accogliere il male di vivere dell’uomo.

Ma, parlare solo dell’autore sarebbe riduttivo. L’attività di Chateubriand è stata incline anche verso la politica, le cui opere sono un mero riflesso.

Il conservatorismo convinto, pasa dall’impiego presso l’entourage a Roma del cardinale Fesh, in età napoleonica, all’ entusiasmo in seguito al ritorno dei Borboni nel 1814 che lo insignirono anche del titolo di Pari di Francia; ma nonostante i successi iniziali anche in merito alla sua attività politica non solo letteraria, l’anticonformismo che era un proprio marchio di fabbrica ne fece perdere il favore della restaurata corte, passando man mano verso posizioni sempre più reazionarie; episodio certamente rilevante fu il proprio impego per riportare sul trono di Spagna Ferdinando VII e stroncare ogni tentativo carbonaro durante il Pronunciamiento de Cadice.

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."