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Accadde oggi: Le quattro giornate di Napoli si concludono

Napoli fu una delle prime città che si diede all’insurrezione contro le forze crudeli della Germania nazista, durante la seconda guerra mondiale. L’episodio storico è chiamato ” le quattro giornate di Napoli”. Dal 27 al 30 settembre si susseguirono aspri combattimenti, tra gli insorti napoletani e i soldati tedeschi, in diverse zone della città.

Già prima di queste date il popolo, esasperato dalle violenze, desiderava porre fine alla guerra che aveva portato solo perdite indicibili. Con l’avanzata degli Alleati nell’Italia meridionale, esponenti dell’ antifascismo partenopeo stabilirono contatti con questi chiedendo la liberazione della città. Fu l’armistizio di Cassibile, entrato in vigore l’8 settembre del 1943, determinando il disimpegno dell’alleanza con la Germania nazista e l’inizio della campagna di resistenza, che diede il via a tumulti ed episodi di intolleranza contro i nazisti. Man mano sempre più napoletani si unirono all’insurrezione in varie zone della città, fino ad intensificarsi e culminare nelle quattro giornate.

Il patrimonio artistico di Napoli subì notevoli danni: la Basilica di Santa Chiara fu semi distrutta in uno dei bombardamenti, la Biblioteca Nazionale fu arsa dalle fiamme, molte navi del Porto di Napoli furono fatte affondare, uno dei più clamorosi riguarda l’incendio che bruciò i fondi dell’ Archivio di Stato di Napoli, dove erano custoditi originali membranacei della Cancelleria Angioina.

Grazie al sopraggiungere delle forze anglo-americane e ai continui spargimenti di sangue perpetrati in città, le armate tedesche cominciarono lo sgombero della città. Il 1° ottobre, i primi carri armati delle forze degli Alleati entrarono in città.

” Dopo Napoli, la parola d’ordine dell’insurrezione finale acquistò un senso e un valore. Fu allora  la direttiva di marcia per la parte più audace della Resistenza italiana”  (Luigi Longo, ” Un popolo alla macchia”, Editori Riuniti)

Sapevate che esistono ancora persone che non credono a questo evento storico?                                                              Enzo Erra , giornalista e politico italiano, scrisse un libro nel quale esponeva dubbi sulla veridicità di questo argomento.  Un’opera tragicomica, che espone i suoi dubbi sull’evento, storcendo il naso dinnanzi alle molte testimonianze dei sopravvissuti, il titolo è ” Napoli 1943: le quattro giornate che non ci furono” 

Il primo equivoco sembra derivare dall’erronea credenza che a combattere fossero soprattutto gli                                    ” scugnizzi”.  Quegli undici bambini napoletani con in mano un fucile e in testa un elmetto, presenti in alcune foto pubblicate sulla rivista “ Life”,  nel novembre del 1943.  Le foto sono veritiere, eppure si pensa che sia tutta una messinscena.  Nessuno studioso di storia militare, generali tedeschi o anglo-americani hanno mai accennato ad un’insurrezione che avesse accelerato la ritirata delle truppe naziste. Erra sostiene che il 27 settembre non sia successo nulla, il 28 settembre avvenne ben poco e, prima di sera, un acquazzone mise fine agli ” scontri”. Questa guerriglia urbana, secondo il giornalista, sembra fosse formata solo da duemila cittadini.  Un numero piccolo, se paragonato ad una città che sfiorava il milione di abitanti. Un numero così esiguo avrà pure fatto qualcosa, ma i più si limitarono a guardare, fare chiasso ed agire poco. Napoli subì per tre anni un’aggressione aerea spietata. Le truppe degli Alleati trovarono solo una città martoriata, ridotta alla miseria. La pedofilia, la sporcizia, malattie come la sifilide e la scabbia erano i soli elementi caratteristici della popolazione napoletana.

” Ero nell’ultimo camion della colonna tedesca che lasciava Napoli e non ho sentito sparare nemmeno il tappo di una bottiglia. Forse i cosiddetti partigiani, dopo essersi ben assicurati che non ci fosse nemmeno più un teutonico in giro, si sono abbandonati a quattro giorni di festeggiamenti o, peggio, di vendette personali contro persone meno difese di loro” – ( Enzo Erra, Napoli 1943, Le quattro giornate che non ci furono)