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Aborto: le regioni vanno contro le disposizioni ministeriali

In Italia, è possibile interrompere una gravidanza tramite la somministrazione del famoso farmaco Ru486. Quest’ultimo, meglio conosciuto come pillola abortiva è un farmaco che induce l’aborto e che viene somministrato nei primi due mesi di gestazione, in caso di gravidanza indesiderata.

E’ in Italia ed in Francia, uno dei metodi più utilizzati e meno invasivi. Infatti l’utilizzo del Ru486 non prevede un intervento chirurgico e anestesia e di conseguenza i rischi legati a quest’ultima.

Secondo le ultime disposizione per la somministrazione del farmaco, risalenti al 13 Agosto 2020, è possibile assumere il farmaco fino alla 9° settimana. Inoltre, l’ultima delibera del Ministro Speranza, stabilisce che non c’è bisogno di ricorrere al ricovero ordinario. Infatti, l’aborto farmacologico può avvenire semplicemente tramite i consultori o i day hospital.

Le disposizioni regionali

Nonostante le ultime linee guida stabilite dal Ministero della Salute, l’argomento relativo all’aborto farmacologico continua a dividere l’Italia. Infatti, mentre alcune regioni seguono le direttive ministeriali, altre come l’Abruzzo, restano in contrasto con le attuali disposizioni.

Secondo la regione sopracitata, nelle sedi consultoriali,  non sempre è presente una figura medica e non c’è una perfetta integrazione con le sedi dipartimentali. Di conseguenza le disposizioni potrebbero non essere rispettate mettendo a rischio la salute delle donne, d’altronde nelle indicazioni terapeutiche dei prodotti è previsto che le donne debbano trovarsi in strutture adeguate per poter far fronte ad eventuali effetti collaterali al farmaco. Di conseguenza, la Regione Abruzzo, ha inviato all’Asl un comunicato che prevede la somministrazione di tale farmaco solo in strutture ospedaliere e non nei consultori.

Il Piemonte, e le Marche rientrano tra le regioni che seguono le orme dell’Abruzzo. Infatti l’aborto farmacologico in Piemonte potrà avvenire solo in ospedale con relativo ricovero in base ai casi trattati. Per quanto riguarda le Marche invece, il consiglio regionale ha stabilito che la somministrazione della pillola abortiva può avvenire soltanto negli ospedali.