Lasciare la casa dei genitori o la casa dell’infanzia, andare via dal nido all’interno del quale in molti casi si trova conforto, affetto e sostegno economico.
Poi arrivati ad una determinata età la società “prevede” che l’adulto lasci la propria casa per raggiungere la tanto temuta e amata indipendenza.
A che età i giovani lascano il loro nido?
Secondo i dati rilasciati dall’EUROSTAT (Ufficio Statistico dell’Unione Europea) i giovani italiani lascerebbero il nido ad un’età media di 30.2 anni. Questi dati mettono in evidenza come l’Italia sia la terzultima in Europa a lasciare la casa di origine, e che sia a 4 anni sopra la media dell’Europa.
Insieme agli Italiani a seguire questa media vi sono paesi come : il Portogallo, la Spagna, la Croazia (31.8 anni) ed il Montenegro.
Dai dati si rileva come un giovane italiano impiega 12 anni in più di un suo coetaneo svedese, infatti in Svezia un ragazzo si allontana dal proprio nucleo familiare verso i 17 anni e mezzo, ancor prima di diventare maggiorenne ( in media 17.8 anni).
Variabili socio-culturali, ma soprattutto incidono maggiormente variabili di tipo economico. Le minori possibilità di trovare lavoro (come in Italia). Secondo l’ISTAT i cosiddetti “Neet” in Italia, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano sono circa 2 milioni, e sono giovani compresi fra i 15 e i 29 anni.
La paura del futuro, le sue incertezze e l’alto tasso di disoccupazione non motivano al 100% i giovani. Le risorse spese per i singoli paesi per incentivare il lavoro, l’autonomia e l’indipendenza giovanile sono un altro fattore molto compromettente. Basti pensare ai programmi di supporto della Danimarca, a cui è dedicato l’1% del PIL offrendo la possibilità di accesso a circa 500 mila giovani l’anno.
Non bisogna però generalizzare, nè farsi abbattere da ciò che “chiede” la società.
I ragazzi non devono sentirsi inadatti per il solo fatto che non riescono a raggiungere l’indipendenza economica “entro i 25 o entro i 30”. Non bisogna sentire il peso delle pressioni della società. Perchè la maggior parte delle volte non sono i ragazzi che non riescono a farcela, ma sono i mezzi di cui i giovani dispongono che devono cambiare.