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Cintura di castità. Vero o falso?

Cintura di castità. Vero o falso? Chi non ha mai sentito parlare della cintura di castità, il cui uso  si fa risalire all’epoca medioevale? Secondo la tradizione, che si è tramandata fino ai nostri giorni, questo bizzarro strumento di metallo dotato di un lucchetto sarebbe stato ideato dai cavalieri crociati in partenza per il Medio Oriente.

Chiarissimo il fine, evitare cioè che le mogli potessero avere rapporti con altri uomini durante i lunghissimi periodi di assenza da casa. Cintura di castità, da sempre simbolo per eccellenza di prepotenza maschile e sottomissione della donna ai suoi voleri. Verità o falso storico?

Dai Romani al Medioevo

Risale all’epoca romana il mito di uno strumento che impedisse i rapporti sessuali. Ma in realtà si trattava di una semplice fascia di stoffa che veniva indossata dalle sacerdotesse come  simbolo di castità o comunque di verginità .

Dai Romani al Medioevo il termine latino cingulum castitatis compare ripetutamente negli scritti  di Papa Gregorio Magno, Alcuino di York, San Bernardo di Chiaravalle, ma sempre come metafora di purezza teologica. Anche negli scritti di autori come Boccaccio e Rabelais vi sono riferimenti alla cintura , ma si tratta sempre di pure e semplici invenzioni letterarie.

Per quanto riguarda l’aspetto del curioso marchingegno, compare per la prima volta nel Bellifortis di Konrad Kyeser, un manoscritto del 1405.  Stavolta non si parla di Crociati, ma della Firenze medioevale , dove il cosiddetto “congegno fiorentino”  sarebbe stato imposto alle donne della città gigliata dai loro mariti, timorosi della loro fedeltà.

Ma  ai medievalisti non risultano altri documenti che possano confermare la veridicità di quanto riportato. Pertanto è ormai opinione comune che l’uso medievale della cosiddetta cintura di castità sia in realtà un falso storico.

D’altronde basta ragionare un po’ e chiunque può facilmente giungere alla stessa conclusione, pur non essendo un esperto di storia medioevale. A parte i gravissimi problemi igienici a mantenere a lungo un aggeggio del genere (dopo pochi giorni la cute si sarebbe subito infettata) qualsiasi fabbro avrebbe potuto facilmente romperlo..

Dalla leggenda alla realtà e viceversa

Cintura di castità. Vero o falso? Ormai  quasi tutti i musei europei che esponevano presunte cinture di castità attribuite all’epoca medievale, una volta scoperto che si trattava di falsi risalenti all’Ottocento, le hanno eliminate dalle bacheche oppure hanno corretto i loro cataloghi per indicarne la fattura recente.

Ma come si è arrivati a credere vera quella che era solo una leggenda? In realtà proprio nell’Ottocento furono realmente usate, ma solo da donne anglosassoni. Non erano di metallo bensì in cuoio e venivano indossate in circostanze  specifiche, soprattutto  per proteggersi dal rischio di stupro .

Alcuni riportano che qualche giornale dell’epoca, in piena epoca di puritanesimo, pubblicizzò queste cinture come potenzialmente utili anche agli uomini, per assicurarsi la fedeltà delle mogli.

Altri invece ritengono, ipotesi più probabile, che nell’Ottocento, epoca caratterizzata da un  revival medioevale in tutti i settori, ritornò in auge quello che fino ad allora era stato solo un mito , che acquistò improvvisamente un fondamento di verità, anche attraverso la costruzione di modelli e riproduzioni.

Insomma attrezzi paragonabili ai presunti strumenti di tortura medioevali visibili negli onnipresenti musei delle torture. Anche questi falsi e in gran parte risalenti alla stessa epoca. La cintura di castità: una leggenda dura a morire,  arrivata  incredibilmente fino ai nostri giorni e che è tutt’oggi ancora ben radicata nell’immaginario collettivo.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche ( in particolare località campane) mitologiche (sirene, luna) e storico-artistiche (cupole,colline e chiostri napoletani) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.