24 Gennaio 1860. Il matrimonio-lampo di Garibaldi. Quel giorno Giuseppe Garibaldi sposava la diciottenne marchesina Giuseppina Raimondi. Ebbene, il matrimonio durò appena un’ora. Per quale motivo ? Facciamo un salto indietro e ripercorriamo i fatti. Sembra la trama di un romanzo o di un film. Invece è storia vera.
L’incontro
Garibaldi in quel periodo era particolarmente stanco e aveva intenzione di sposarsi per isolarsi un po’ dal turbinio di avvenimenti che lo avevano visto protagonista.
Giuseppina, figlia di un facoltoso nobile lombardo, proprietario di fondi agricoli e ville, fervente garibaldino, fu educata agli ideali patriottici e «abituata al vivere libero e sciolto». All’epoca della seconda guerra di indipendenza faceva la spola tra il Canton Ticino (dove il padre era riparato dopo il 1848) e Como, trasportando armi e stampe sovversive nel doppio fondo del suo calesse.
La Raimondi incontrò Garibaldi per la prima volta la mattina dell’1 Giugno 1859 a Robarello. Ecco come Garibaldi descrisse l’incontro nelle sue Memorie:
“Era il 1859, nel pieno della Seconda guerra d’Indipendenza, nei pressi di Como. Una calesse veniva come una furia. Alle redini Giuseppina, bella patriota di 18 anni, figlia del Marchese Raimondi. Senza paura, con un piglio che mi ricordava Anita, veniva ad avvertirmi che gli austriaci minacciavano Como.
Sin da ragazzina la marchesina portava armi e messaggi tra la Svizzera e i patrioti lombardi. A fine guerra, mentre ero ospite nella loro villa, una caduta da cavallo mi costrinse a fermarmi là per un mese.
M’innamorai e la chiesi in sposa, ammettendo d’essere molto più vecchio di lei, e totalmente preso dalla mia missione di unire l’Italia. Le confessai anche di aver appena avuto una figlia da una domestica. Sulle prime lei rifiutò la proposta. Ma quattro mesi dopo, inaspettatamente, una sua lettera mi annunciò che accettava di diventare mia moglie.”
Gli antefatti
In realtà poco dopo questo primo incontro, la Raimondi aveva iniziato una relazione con un ufficiale garibaldino, Luigi Caroli. In precedenza aveva avuto un’altra relazione sentimentale con suo cugino, il Maggiore Rovelli.
Ciò nonostante a Novembre la Raimondi rispose a sorpresa all’ennesima lettera inviata da Garibaldi accettando di sposarlo. Non solo, ma cercò anche di anticipare il più possibile la data del matrimonio, dichiarandosene incinta. Ciò nonostante continuava ad incontrare Caroli che tuttavia , appena seppe dell’ormai prossimo matrimonio, troncò la sua relazione con la Raimondi.
L’epistolario Garibaldi-Raimondi
I due ebbero un nutrito scambio di lettere, delle quali alcune sono conservate a Mantova (Archivio di Stato ) e altre a Forlì (Biblioteca Comunale)
Dalle lettere pervenuteci si evince che inizialmente Giuseppina non era sensibile ai sentimenti del Generale, che il 3 settembre 1859, scriveva di essere ricambiato “con amicizia ma non con amore”.
A fine Novembre la ragazza gli scriveva di amarlo «non più d’amicizia ma d’Amore» e gli si offriva in sposa.
Il 30 novembre 1859 era però Garibaldi a mostrarsi perplesso per gli «ostacoli» al loro matrimonio. Tra questi il legame con la sua domestica a Caprera, Battistina Ravello; la notevole differenza d’età; la sua fedeltà alla causa nazionale.
L’1 Dicembre la Raimondi sottolineava di essere risoluta «ad un passo che è per la vita» e il 29 Dicembre gli comunicava di essere incinta, mentre il 1° Gennaio 1860 lo sollecitava ad affrettare il giorno delle nozze.
La cerimonia
24 Gennaio 1860. Il matrimonio-lampo di Garibaldi . La celebrazione, programmata per i primi del mese, era stata rinviata due volte. Prima per i postumi della caduta da cavallo di Garibaldi, e dopo per il tifo che aveva colpito la promessa sposa.
Il matrimonio fu celebrato con rito religioso nella cappella privata della villa a Fino Mornasco. Ebbene, al termine della cerimonia il Maggiore Rovelli consegnò a Garibaldi una lettera anonima nella quale si sosteneva che la sposa aveva avuto recentemente altre relazioni. Questa la descrizione del fatto da parte dello stesso Garibaldi:
“Appena uscita dalla cappella, un ufficiale mi porse un biglietto che la accusava di avere amanti, uno dei quali incontrato anche poco prima del matrimonio. Chiesi subito conto alla ragazza. Lei ammise la relazione con un ufficiale, Luigi Caroli. Andai su tutte le furie, la ripudiai e non la volli più vedere, neanche quando, tre anni dopo, venne a trovarmi a Caprera durante la mia convalescenza per il piede ferito.”
L’epilogo
Per gli storici a scrivere la lettera era stato proprio il Maggiore Rovelli. La tempistica della consegna conferma che si trattò di una vendetta, da amante abbandonato non per uno ma addirittura per due uomini. Rovelli anni dopo smentì di esserne l’autore, ma fu lo stesso Garibaldi a confermare che era stato proprio lui a confessarglielo. Successivamente l’avvocato del generale, il giurista Pasquale Stanislao Mancini, chiese l’annullamento del matrimonio, avvenuto tuttavia solo vent’anni dopo. Permettendogli a questo punto di sposare Francesca Armosino, sua terza moglie.
In ogni caso, per evitare uno scandalo , ai primi di Febbraio Giuseppina era fuggita in Svizzera e da qui in Germania. Ad Agosto, per ragioni sconosciute, Caroli decise di interrompere la loro relazione per motivi mai chiariti, e la ragazza si spostò a Lugano. Poche settimane dopo, nella villa paterna di Gironico, Giuseppina partorì un bambino morto. Nessuno seppe mai se fosse di Garibaldi, di Caroli o di Rovelli.
Ritenuto da tutti, a torto o a ragione, il vero responsabile di quanto accaduto, Luigi Caroli fu ben presto emarginato negli ambienti patriottici. “Il povero Caroli, messo al bando dai garibaldini, per redimersi andò a lottare per l’indipendenza della Polonia. Catturato dai russi, morì in Siberia, sempre innamorato di Giuseppina”. Questo il commento finale di Garibaldi sull’epilogo della vicenda.
Dal canto suo Giuseppina, dopo l’annullamento del matrimonio sposò nel 1880 l’ avvocato milanese Lodovico Mancini , suo cognato. A commento finale, queste le parole di Garibaldi:
“Giuseppina visse sino al 1918. In una lettera scrisse che una diciottenne, in quei tempi, poteva avere amanti ma sul matrimonio decideva il padre. Forse il marchese l’aveva costretta? Non so, ma fu mio suocero per pochi minuti.” Un suocero-lampo in un matrimonio-lampo.