sabato 14 Dicembre, 2024
16.1 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

La preghiera nella felicità

La preghiera è uno strumento intimo e potente di connessione a Dio, un momento in cui apriamo cuore e anima.

Se analizziamo però il nostro rapporto con la preghiera, emerge un aspetto particolare, troppo spesso ci rivolgiamo a Dio solo nei momenti di bisogno, quando siamo sopraffatti dalla sofferenza, dalla paura, dall’incertezza.

Al contrario quando le cose vanno bene il dialogo con Dio tende a scemare, come se la felicità ci rendesse autosufficienti

Questo comportamento evidenzia un rischio sottile ma significativo, l’egoismo nella preghiera. Spesso si manifesta in modo inconsapevole, ma che sottolinea un rapporto egoistico con il divino. Dio diventa rifugio sicuro nei momenti difficili, ma raramente un compagno con cui condividere la gioia della vita.

Nel dolore la preghiera è spesso una necessità spontanea, quando la vita ci mette alla prova, ci aggrappiamo a Dio come a un’ancora. E’ nei momenti di malattia, di insicurezza che ci ricordiamo della sua presenza, invocandolo per ottenere conforto o soluzioni. Questo atteggiamento, pur comprensibile e umano, rischia di ridurre la preghiera a una richiesta continua, quasi a un “contratto” in cui Dio è chiamato solo per rispondere ai nostri bisogni.

E quando siamo felici?

Quante volte ci fermiamo a pregare semplicemente per dire Grazie? Quante volte ci rivolgiamo a lui per condividere un momento di gioia, un successo o una giornata serena?

Troppo spesso la felicità è vissuta come un merito personale, un momento in cui ci sentiamo autosufficienti e dimentichiamo che ogni dono, grande o piccolo, ha una fonte superiore.

La preghiera nella gioia non è meno importante di quella nel dolore. E’ un atto di umiltà che riconosce la nostra necessità di Dio anche nei momenti di abbondanza.

Pregare nella gioia ci aiuta a coltivare un rapporto autentico con il divino, fondato non solo sulla necessità, ma anche sulla gratitudine e sull’amore.

Un rapporto sano con Dio, come ogni relazione significativa, richiede reciprocità. Non possiamo limitarci a chiedere, senza mai dare. Pregare per ringraziare, per condividere, per lodare o semplicemente per ascoltare è un modo per onorare il Signore. Dio desidera essere parte della nostra quotidianità, anche dei momenti di leggerezza e felicità.

E’ necessario cambiare prospettiva, dobbiamo riscoprire la preghiere come dialogo continuo.

Questo limite lo possiamo superare, quando il dialogo continuo, sia nel dolore sia nella gioia, trasforma la nostra spiritualità in cammino di crescita e di amore.

Solo allora potremo vivere nella consapevolezza che Dio non è solo il nostro rifugio, ma anche il compagno della felicità.