Gragnano. Il mistero del Botticelli ritrovato. Un anno è già passato da quando è stato ritrovato in circostanz rocambolesche un dipinto del Botticelli nel comune di Gragnano. Collocato in origine nella chiesa di Santa Maria delle Grazie nella frazione di Santa Maria la Carità , a 6 km dal centro del paese, risulta vincolato con Regio Decreto del 1931. Riconfermato poi nel 1941, e ancora nel 1968, a tutela e conferma del grande valore dell’opera, che supererebbe i 100 milioni di euro, prima che se perdessero le tracce.
Ma come è possibile che un’opera così importante sia finita in una piccola cappella di un piccolo comune? Noto finora per le sue eccellenze gastronomiche, dalla pasta al vino e al panuozzo? Per poi sparire per cinquant’anni senza che nessuno sapesse dove fosse finita? Ripercorriamo le tappe della misteriosa e incredibile vicenda di un’opera che per secoli è stata addirittura portata in corteo dai fedeli, ignari della sua importanza, nell’annuale processione della Madonna delle Grazie.
Le ipotesi sull’arrivo del dipinto a Gragnano
Il dipinto è considerato opera della tarda maturità del Botticelli ( fine del Quattrocento). Si è fatta l’ipotesi che sia stato Botticelli stesso a donarla a una casa contadina nella campagna di Gragnano, su spinta di Papa Sisto IV che voleva ingraziarsi la famiglia Medici, proprietaria di alcuni terreni in quella zona. Come è facile intuire, alquanto inverosimile.
Un’altra ipotesi invece ha ancora al centro Papa Sisto IV che l’avrebbe donata ai Medici di Gragnano per un contributo finanziario elargito per la Cappella Sistina ( dipinto donato al Papa dallo stesso Botticelli mentre ne affrescava una parete). Altra ipotesi poco verosimile, perché oltretutto non tiene conto dei pessimi rapporti del Papa con Lorenzo dei Medici detto il Magnifico. Per quale motivo i Medici di Gragnano avrebbero dovuto “tradire” il loro famoso parente ?
La scomparsa della Madonna di Botticelli
Gragnano. Il mistero del Botticelli ritrovato. Il quadro poi rimase lì per secoli. Veniva ogni anno portato in processione e custodito nella Cappella. Negli anni Sessanta però l’opera venne spostata dalla Cappella che versava in pessime condizioni per lavori di restauro mai eseguiti. Venne affidata in custodia alla famiglia Somma. Senza però che nessuno avvisasse la Soprintendenza la quale perse le tracce dell’opera (qualcuno ipotizzò perfino che fosse stata trafugata )
A un certo punto però , lo scorso anno, la famiglia custode decide finalmente di parlarne col Sindaco di Gragnano, Nello D’Auria. Questi si attiva facendo da tramite con la Soprintendenza e coi Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico per la riconsegna indolore del quadro.
Le circostanze storiche dell’epoca
Dopo la scomunica di Papa Sisto IV la guerra era alle porte di Firenze. Un esercito al comando del Duca di Calabria e del conte Federico da Montefeltro scorrazzava per le campagne toscane.
Lorenzo , sentendosi in pericolo, rivolge allora il suo sguardo all’unica grande potenza che può aiutarlo: il Regno di Napoli. Qui governa re Ferrante d’Aragona, col quale è in ottimi rapporti.
Già nel 1471 gli aveva inviato una testa di cavallo in bronzo, opera di Donatello, come dono diplomatico. In seguito Ferrante la donò a Diomede Carafa, suo fedelissimo e ministro che fece collocare la testa nel cortile del suo palazzo.
Nel 1809 l’ultimo discendente della famiglia Carafa avrebbe donato l’opera al Museo Archeologico sostituendola con una copia in terracotta, visibile tuttoggi entrando nel cortile che affaccia su Spaccanapoli. Più di recente un’altra copia ma stavolta in bronzo è stata collocata negli spazi della stazione Museo/Cavour della Metro linea 1.
Ma torniamo a Lorenzo il Magnifico. Nel 1479 dunque affida il governo di Firenze a Tommaso Soderini e decide di partire per Napoli. Durante il soggiorno napoletano Lorenzo si trovò in una posizione delicata, poichè presso la corte aragonese c’era anche anche il Cardinale Nardi che al contrario voleva convincere Ferrante ad aiutare il Papa.
Non sappiamo nulla del periodo napoletano del Magnifico. Potrebbe essere stato ospitato nel Maschio Angioino, ipotesi molto probabile. Tuttavia alcuni indizi ci conducono ad ipotizzare anche un soggiorno, magari per villeggiatura , proprio a Gragnano presso la famiglia cadetta.
I Medici di Gragnano
I Medici di Gragnano ebbero un ruolo di primo piano, in particolare a Napoli, per almeno cinque secoli a partire dal 1269, anno in cui abbiamo notizie di Guglielmo Medici, giudice et percettore di collette, in Gragnano, paese dove si erano stabiliti per sfuggire alle vicende belliche che affliggevano da ormai molti anni la città di Firenze.
Due erano i rami cadetti campani dei Medici fiorentini , citati dall’umanista Cristoforo Landino. Già un secolo prima dei Medici di Ottaviano si hanno notizie dei Medici di Gragnano, le cui testimonianze artistiche presenti in varie chiese del paese ne confermano l’importanza e il prestigio.
Un’ipotesi plausibile
Gragnano. Il mistero del Botticelli ritrovato. Come è dunque finita la Madonna del Botticelli nella Cappella di S.Maria delle Grazie di Gragnano? Un’ipotesi plausibile è che il dipinto, di proprietà di Lorenzo il Magnifico, fosse anch’esso , come la testa bronzea del cavallo di Donatello, un dono diplomatico, stavolta però legato alla circostanza del suo soggiorno napoletano.
Non sappiamo peraltro se sia stato inviato inizialmente al re Ferrante e col suo assenso regalato ai Medici di Gragnano in cambio dell’ospitalità ricevuta. Oppure se Lorenzo lo abbia direttamente regalato agli esponenti gragnanesi della famiglia.
Ma in ogni caso il dipinto sarebbe stato al centro di un complesso gioco diplomatico alla fine del quale, dopo tre mesi di trattative, Lorenzo il Magnifico sarebbe tornato a Firenze da vincitore, incassando l’appoggio del Regno di Napoli.
Il futuro dell’opera
A riparare l’opera dai gravi danni subiti dal tempo sta lavorando l’Istituto Centrale per il Restauro. Ma non basta, perché c’è una complessa vicenda legale che si sta cercando di chiarire. Si deve stabilire se la famiglia che ha conservato il dipinto senza avvertire la Soprintendenza lo ha acquisito legalmente.
Se l’acquisizione fosse ritenuta illeggittima, lo Stato italiano potrebbe reclamare la proprietà dell’opera d’arte e in ogni caso acquisirne la tutela. Al contrario, se il possesso da parte della famiglia sarà considerato proprietà privata legittima, questa potrebbe teoricamente rientrarne in possesso a condizione tuttavia che sia esposto in un museo per una maggiore protezione e visibilità.
Da quanto si sa tuttavia, completato il restauro e terminate le indagini legali, l’opera dovrebbe essere esposta a Napoli in modo permanente, in un museo ancora da stabilire.