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Stefano Turr – Chi era l’ungherese primo Governatore di Napoli

 

Piazza Carolina è un piccolo largo compreso tra Piazza Plebiscito e via Chiaia, che napoletani e  turisti percorrono velocemente e un po’ distrattamente per raggiungere le due destinazioni ben più famose. Ma anche perchè in realtà sembra proprio che ci sia ben poco da vedere. Sembra. Tuttavia sulla facciata laterale della Palazzo della Prefettura, passa inosservato ai più un bassorilievo in bronzo che raffigura un importante brano della storia non solo di Napoli ma anche dell’Italia Unita. Vediamo  dunque chi era Stefano Turr – Chi era l’ungherese primo Governatore di Napoli.

Il bassorilievo

L’opera , non particolarmente bella ad onor del vero, è divisa in due metà dalla silhouette di un albero. A sinistra Giuseppe Garibaldi , a destra Stefano (Istvan)  Turr. Sotto la seguente iscrizione, in doppia lingua : sopra ungherese e sotto italiana.

STEFANO TURR 1825-1905 GENERALE UNGHERESE GARIBALDINO TENENTE GENERALE REALE PRIMO GOVERNATORE DI NAPOLI 1860

MINISTERO DEL PATRIMONIO CULTURALE UNGHERESE  Il Comune di Napoli pose-2002

Il bassorilievo fu collocato in occasione della visita dell’allora Presidente ungherese Ferenc Màdl. Ma facciamo un passo indietro per conoscerne la storia e il profilo di Stefano Turr.

Chi era Stefano (Istvan) Turr

Stefano Turr – Chi era l’ungherese Primo Governatore di Napoli. Era un ingegnere nato nel 1825 a Baja, nella provincia ungherese di Bàcs-Kiskun. Arruolato nell’esercito austriaco , era tenente nel corpo dei  granatieri ungheresi,  partecipando in Italia ad una parte della I Guerra d’Indipendenza (1848-1849) . Solo a una parte, perchè nel 1849 decise di disertare

[…] Devo premettere che essendo io ungherese, e trovandomi all’epoca […] in Italia col reggimento nel quale tenevo il grado di luogotenente, provavo la più viva ripugnanza a battermi contro gli italiani, la di cui causa io avevo per giusta e per sacra.

Questa ripugnanza si cambiò ben presto in vero orrore allorquando fui testimonio della quasi incredibile barbarie con la quale quel povero popolo veniva trattato, barbarie alla quale io stesso ero costretto in certo modo di prender parte […] (Istvan Turr)

Stefano Turr e il Risorgimento

Nei decenni centrali dell’Ottocento Italiani e Ungheresi infatti lottavano  contro un nemico comune e per un fine identico: ottenere l’indipendenza e la libertà dagli Asburgo. Mentre la Legione Italiana, composta da 1100 soldati combatteva  in Ungheria, la Legione Ungherese di 110 soldati organizzata da István Türr era di stanza in Piemonte.

Tuttavia gli ungheresi in Italia, non ebbero la possibilità di dar prova del loro valore alla luce di quanto successo sul campo. Infatti dopo la battaglia di Novara , in cui anche Turr aveva combattuto con i piemontesi, vi fu  l’abdicazione di Carlo Alberto.

Allora molti patrioti lasciarono l’Italia compreso Turr. Il suo inguaribile patriottismo lo portò ad arruolarsi nella legione anglo-turca della Royal Army (1854).

L’anno dopo cercò di attraversare la Valacchia asburgica ma fu arrestato a Bucarest e condannato a morte dall’Austria. Grazie all’intervento delle autorità britanniche andò in esilio a  Londra dove ebbe peraltro modo di incontrare Giuseppe  Mazzini.

Stefano Turr e Garibaldi

Il contrario di quel che sarebbe avvenuto un decennio più tardi, quando centinaia di Ungheresi andarono a combattere al fianco di Giuseppe Garibaldi.

Nella primavera del 1859  emigranti, ex prigionieri di guerra e disertori ungheresi, provenienti da varie parti del mondo, si radunarono a Genova. Qui aveva la sua sede il Comitato Nazionale Ungherese, una sorta di governo ungherese in esilio.

E qui fu organizzata una nuova legione ungherese (Esercito ungherese in Italia) con un’effettivo di 3200 uomini. Stefano Turr era stato nominato Colonnello e  fu inviato fra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi per promuovere la diserzione dei soldati ungheresi arruolati tra le file dei reggimenti austriaci.

Il 15 giugno, nella battaglia di Treponti, il Türr venne gravemente ferito. Pertanto  fu l’unico ungherese che nel 1859 sparse il suo sangue per la libertà italiana.

L’armistizio di Villafranca, firmato l’11 luglio, demotivò i soldati ungheresi al partecipare alla guerra antiaustriaca. Per questo la legione venne sciolta e la maggior parte dei soldati, assai delusa, tornò in Ungheria.

Stefano Turr e la Spedizione dei Mille

Il 6 maggio a Quarto, vale a dire già alla partenza di Garibaldi per la spedizione siciliana, tra i 1089 volontari erano presenti solo quattro Ungheresi. Tra questi  il colonnello István Türr.

István Türr fu uno dei più stretti collaboratori di Garibaldi nell’organizzazione e poi anche nella direzione di quell’epica campagna militare. La scelta del colonnello ungherese quale aiutante di campo del condottiero dei Mille fu un segnale della grande  fiducia che Garibaldi riponeva in lui. Sia nelle sue capacità strategiche militari sia  in quelle diplomatiche.

Ad esempio, essendo i Mille partiti con poche munizioni, il Türr riuscì lungo il tragitto a persuadere il comandante della fortezza di Orbetello a cedere tutti i quattro cannoni. Oltre alle munizioni che il piccolo arsenale toscano possedeva.

Il primo a sbarcare a Marsala fu proprio Türr, assieme a un gruppo di carabinieri genovesi; più tardi, nella battaglia di Calatafimi, fu lui a condurre all’assalto gli studenti di Pavia. Le sue capacità di organizzazione e le sue doti di comando trovarono il giusto riconoscimento prima nella nomina a Ispettore generale delle Forze nazionali, poi in quella a Comandante in capo della XV divisione.

Stefano Turr a Napoli 

Presa Napoli, fu nominato da Garibaldi Comandante Militare della città e della provincia. Le capacità diplomatiche di Türr contribuirono a maturare la decisione in base alla quale, dopo un referendum, le regioni meridionali vennero annesse al Regno di Sardegna.

Pertanto svolse un importante ruolo nella preparazione e nello svolgimento del plebiscito del 21 ottobre 1860. Anche a Napoli, come in tutti i territori già annessi in questa data e nell’allora largo di palazzo fu organizzato  per confermare l’annessione al regno sardo. Il voto fu pubblico e furono chiamati tutti i maschi che avessero compiuto 21 anni.

 

 

Il quesito era il seguente: “Il Popolo vuole l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale, e suoi legittimi discendenti?”

L’annessione , grazie a circa il 99% di si, fu  formalizzata con il Regio Decreto 4498 del 17 dicembre 1860: “Le province napoletane fanno parte del Regno d’Italia”.

Stefano Turr dopo Napoli

Il generale ungherese fu presente anche al celebre incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Infine, in occasione della battaglia sul Volturno, fu posto al comando delle riserve.

Il 10 settembre 1861 sposò a Mantova Adelina Bonaparte Wyse, figlia di Thomas Wyse e di Laetitia Bonaparte, quindi nipote di Luciano Buonaparte, fratello di Napoleone I; quindi cugina del nuovo imperatore dei Francesi, Napoleone III. Dunque un matrimonio di alto rango.

Nominato generale di divisione dell’esercito sabaudo, fu messo in aspettativa nel Dicembre 1861. Un anno dopo ebbe la nomina di aiutante di campo onorario del Re Vittorio Emanuele II.

Entrato nella Massoneria come membro della Loggia “Dante Alighieri” di Torino, divenne poi Gran Maestro del Grande Oriente Ungarico in esilio.

Nel 1866, durante la III guerra di indipendenza e la campagna di Garibaldi nel Trentino, Türr ebbe incarico di preparare l’insurrezione dell’Ungheria. La sconfitta austriaca costrinse l’imperatore Francesco Giuseppe, a concedere una costituzione ed istituzioni liberali, nonché una rinnovata autonomia per l’antico Regno d’Ungheria.

Finita la carriera militare, Stefano Turr ritornò a fare l’ingegnere. Prima in patria (canalizzazione del Danubio)  e poi all’estero dove fu  impegnato in importanti lavori quali  gli scavi del Canale di Panama e di quello di Corinto. Le fonti bibliografiche dicono che morì a Budapest nel 1908, tuttavia stranamente sul bassorilievo l’anno di morte è il 1905.

Stefano Turr commemorato a Napoli

Ogni anno il 15 Marzo, in occasione della Festa Nazionale  che ricorda l’inizio della Rivoluzione d’Ungheria del 1848, la piccola comunità magiara di Napoli si riunisce sotto il bassorilievo deponendo una corona di fiori. Manifestazione promossa dal Consolato Onorario di Ungheria con sede napoletana a via Toledo.

Ma a prescindere da ciò, ora che sappiamo qualcosa in più di questo ingegnere patriota e soldato, magari passando per Piazza Carolina alzeremo lo sguardo almeno per un attimo facendo improvvisamente un salto all’ indietro di un secolo  e mezzo.

In fondo è proprio questa la magia della storia. Specie se è anche la nostra.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane (oltre a Napoli, anche Salerno, Palinuro, Camerota) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.