Iddu – L’ultimo padrino è un film liberamente ispirato alla latitanza di Matteo Messina Denaro. da poco uscito nelle sale e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, al loro terzo lavoro dopo “Salvo” (2013) e “Sicilian Ghost Story” (2017).
Iddu (significa egli o lui oppure quello in dialetto siciliano) è Matteo Messina Denaro, uno dei boss più potenti di Cosa Nostra, arrestato all’inizio del 2023 dopo una latitanza durata trent’anni. Figura avvolta da molti misteri e morto appena otto mesi dopo la cattura, nel Settembre del 2023, per le complicanze di un tumore.
I registi per documentarsi hanno dichiarato di aver letto il libro Lettere a Svetonio (2008) a cura di Salvatore Mugno e che in origine il titolo scelto era Lettere a Catello.
Ancor prima che entrino in scena i due ( bravissimi entrambi ) attori protagonisti che sono Toni Servillo ed Elio Germano, si legge che il film è liberamente ispirato a storie veramente accadute e che i personaggi sono frutto della fantasia. Tuttavia i due protagonisti della pellicola non sono affatto inventati. A parte Messina Denaro, l’altro protagonista si ispira ad una figura reale, ossia Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, che prima di morire nel 2021 ha collaborato con i servizi segreti.
La trama
Iddu – L’ultimo padrino è ambientato nella Sicilia dei primi anni 2000. Il film racconta dell’ ex preside , ex sindaco ed ex politico locale, Catello Palumbo, appena uscito dal carcere di Cuneo dove ha scontato una pena di sei anni per concorso esterno ad associazione mafiosa. Appena rientrato in Sicilia, i servizi segreti gli offrono l’impunità di fronte al concreto rischio di essere nuovamente indagato e incarcerato nel caso che le indagini sul suo conto riprendano. In cambio però della sua collaborazione per individuare il nascondiglio del boss e riuscire a catturarlo.
Catello comincia quindi ad allacciare contatti con i familiari di Messina Denaro e ad iniziare una corrispondenza epistolare con lui tramite pizzini, sotto la costante regia dei servizi segreti.
In realtà Antonino Vaccarino non è mai stato condannato per mafia. Mentre i pizzini tra Matteo Messina Denaro e Antonio Vaccarino sono stati realmente scritti dal boss in persona (nel film invece li detta a una dattilografa, interpretata da una brava Barbara Bobulova) Fu lui stesso a confermarlo nel primo interrogatorio davanti ai magistrati di Palermo
Le polemiche
Iddu – L’ultimo padrino oscilla continuamente tra atmosfere da tragedia greca, come l’iniziazione da parte del padre nell’uccisione di un agnello pasquale , o dialoghi teatrali nelle scene girate negli interni, e altre da film poliziesco. Certamente più riuscite le prime, risultando alquanto deboli le seconde.
Se l’intento degli autori era quello di ricreare l’atmosfera vissuta da un boss mafioso durante una lunga latitanza, braccato e isolato, ma protetto da una rete di amicizie fidate, comprese quelle dei familiari più stretti, ci sono riusciti.
Per il resto tuttavia si tratta di uno dei film italiani più discussi degli ultimi anni. A partire proprio da Castelvetrano, paese natale del boss, dopo le polemiche nate dal rifiuto del proprietario dell’unico cinema della cittadina trapanese di proiettarlo. «Ho visto il trailer e l’ho trovato indecente», aveva detto Salvatore Vaccarino, figlio dell’ex sindaco.
A questo punto la 01 Distribution si è rivolta al teatro Selinus dove sarà proiettato da domenica 13 ottobre, su invito proprio del Comune.
Ma le polemiche non finiscono qui nè sono esclusivamente legate a problemi locali. L’accusa principale mossa ai due registi è che nel film c’è troppa confusione tra realtà e immaginazione. Chi non conosce i fatti reali potrebbe uscire dalla sala con le idee alquanto confuse.
Le critiche
In particolare la parte più ambigua riguarda la tesi che i servizi segreti non volessero arrestare Messina Denaro. Nella realtà il Sisde aveva trovato il canale giusto tramite Vaccarino . Purtroppo l’operazione non andò a buon fine in quanto un’inaspettata fuga di notizie aveva fatto saltare tutto in aria.
Per non parlare del personaggio dell’ex sindaco Catello, peraltro interpretato da un Toni Servillo come sempre in gran forma, che con la sua cadenza napoletana e i suoi atteggiamenti grotteschi e a tratti macchiettistici (che a volte ricordano il grande Eduardo) non si capisce proprio cosa c’entri con la profonda Sicilia interna.
Molti poi si chiedono se sia giusto romanzare ( e gran parte del film lo fa ) su un personaggio così importante nella storia della mafia. Certo non è facile girare una storia imperniata su un personaggio di cui sappiamo ben poco. In tal senso si può anche comprendere l’esigenza di affidarsi alla fantasia.
Tuttavia questo non è un film astratto sulla mafia come altri. Il protagonista ha avuto una lunga carriera criminale di prim’ordine. In questi casi il romanzo dovrebbe lasciare il posto alla storia. O almeno alla cronaca. In ogni caso si tratta di un film da vedere, ma poi inevitabilmente da discutere.