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La canzone napoletana, tra musica e poesia

La canzone napoletana, tra musica e poesia

 

Musica e poesia sono sempre state considerate due muse gemelle. Il loro rapporto nel corso dei secoli ha però conosciuto fasi alterne. Omero e altri lirici greci si spostavano da un’isola all’altra  per le corti elleniche, cantando  prevalentemente poemi epici e  accompagnandosi con la lira. Molte forme di poesia derivarono i loro nomi dalla musica : dall’ode, che in greco vuol dire “canto” . all’inno e  alla lirica che conserva nel nome il ricordo dell’antico strumento musicale . Altri strumenti che accompagnavano le poesie erano l’arpa ,usata dai bardi irlandesi (molto spesso ciechi, come gli aedi greci)  e la cetra dagli antichi romani (da citarista deriva l’attuale chitarrista)

Le muse gemelle

Dopo secoli di apparente allontanamento tra le due muse si afferma nel medioevo l’antenata dell’attuale canzone ad opera degli chansonniers, che si spostavano da una corte all’altra nella Francia meridionale (specie in Provenza). Il canzoniere è una raccolta di rime scritte appositamente per il  canto e la musica, solitamente di carattere amoroso, di un solo o di vari poeti. E le affinità elettive tra musica e poesia sono testimoniate anche dall’uso diffuso di termini quali  sonetto e  ballata , tuttora in voga nella poesia contemporanea.

Poeti o parolieri ?

Nei circoli letterari  c’è invece molta diffidenza verso l’abbinamento tra musica e poesia, testimoniata dalle critiche per il  Nobel per la Letteratura a Dylan. Molti infatti rifiutano il termine di poeti agli autori dei testi delle canzoni, anche quando grondano poesia molto più di tanti versi contemporanei.

Li definiscono semplicemente parolieri, dando così ragione  ad un’ampia fetta di cantautorato italiano (De Andrè,  De Gregori) che ha sempre evitato l’appellativo poeta. Fu Lucio Battisti il primo che azzardò questo termine per il  proprio compagno artistico, Mogol.

Forse l’equivoco sta nel fatto che ci si ostina a non considerare che c’è poesia scritta appositamente per essere accompagnata dalla musica e c’è musica composta appositamente per accompagnare la poesia

La canzone napoletana tra musica e poesia

Nell’Ottocento la canzone napoletana iniziò ad affermarsi e a diffondersi proprio grazie al sodalizio artistico tra musicisti e poeti. Ma all’inizio non sempre si trattava di grandi poeti, spesso trattandosi di semplici innamorati che composta una poesia la davano ad un musicista affinchè la cantasse sotto il balcone o la finestra dell’innamorata in una specie di serenata dedicatoria. Gli strumenti preferiti erano sempre a corda, in particolare il mandolino.

I poeti musicali napoletani

Ben presto la canzone napoletana iniziò il proprio travolgente successo, e molti ritengono che questo sia dovuto anche al sodalizio artistico che sopratutto nell’Ottocento e nel Primo Novecento coinvolse grandi musicisti e grandi poeti. Gli esempi da fare sono innumerevoli per cui ci limitiamo a qualche citazione.

Marechiare ha versi di Salvatore Di Giacomo e musica di F. P. Tosti. J’ te vurria vasà  versi di Vincenzo Russo e musica di Eduardo Di Capua. Per non parlare del sodalizio artistico tra Ernesto Murolo ed Edoardo Nicolardi prima ed Ernesto De Curtis poi. E ancora Reginella e Tu ca nun chiagne , con versi di Libero Bovio.

Il Dopoguerra

Il fenomeno dei poeti musicali napoletani prosegue fino al dopoguerra. Mentre la canzone italiana tradizionale era stata travolta dall’invasione della musica e dei balli americani, portati dalle truppe d’occupazione, la canzone napoletana seppe resistere all’onda d’urto. Nel ’44 uscirono  canzoni come Tammurriata nera (versi di Edoardo Nicolardi e musica di E.A.Mario) Simmo ‘e Napule paisà (versi di Giuseppe Fiorello) Nel ’45 Dove sta Zazà (versi di Raffaele Cutolo) e Munasterio ‘e Santa Chiara ,con versi di Michele Galdieri. Ad eccezione di Nicolardi tuttavia, gli altri erano chiamati  parolieri. E così finisce il secolo d’oro della canzone napoletana, tra musica e poesia.

I cantautori napoletani

Con Malafemmena inizia un nuovo percorso artistico: la celebre canzone è composta da musica e versi entrambi di Totò , peraltro già conosciuto  come poeta avendo al suo attivo la pubblicazione di raccolte tra cui la celeberrima ‘A livella. Dagli anni Settanta in poi ci sarà l’affermarsi  del cantautorato anche nella musica napoletana. Musica e versi saranno d’ora in avanti dello stesso autore, anche non napoletano. Da Roberto Murolo a Renato Carosone, da Modugno e Dalla, da Pino Daniele a Geolier. Dei poeti autentici , musicali o no, si farà a meno. Con quali esiti artistici, solo il tempo potrà dircelo.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane (oltre a Napoli, anche Salerno, Palinuro, Camerota) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.