Il 13 maggio del 1798 nasceva una delle opere più famose di sempre, Le ultime lettere di Jacopo Ortis.
Ricordiamo che si tratta di un romanzo epistolare composto dalle lettere che Foscolo immagina scritte da un giovane suicida negli ultimi tempi della sua vita a un amico, Lorenzo Alderani. L’autore le pubblica, aggiungendo alcuni collegamenti narrativi, descrivendo la tragica morte del protagonista.
L’opera da un lato riprende il modello del Werther di Goethe, romanzo di gran moda all’epoca, dall’altro si ricollega alla situazione politica italiana del tempo e alle lotte per l’indipendenza.
La trama del romanzo inizia all’indomani del trattato di Campoformio. Jacopo Ortis, giovane patriota, deve lasciare Venezia e si rifugia sui Colli Euganei. Si innamora di Teresa, che però è promessa sposa a Odoardo, un uomo freddo. Fortemente deluso dalla situazione sentimentale, così come dall’aspetto politico, Ortis lascia il Veneto e inizia a viaggiare per l’Italia.
A Firenze visita le tombe degli italiani illustri nella basilica di Santa Croce. A Milano incontra Parini e con lui discute della situazione politica presente. Torna infine in Veneto per il matrimonio di Teresa, ma la delusione è troppo grande. Dopo avere incontrato per un’ultima volta la madre e la ragazza, si toglie la vita.
All’interno del romanzo, pubblicato il 13 maggio del 1798, il tema dell’amore si intreccia con spesso con i temi patriottici. Unica nota in comune tra i due romanzi, è la caratterizzazione dei personaggi: Werther e Ortis sono soli e devono cavarsela da soli, senza l’aiuto di nessuno.
Il romanzo non è di facile comprensione, va studiato a fondo per capirne tutti i passaggi.
Il linguaggio ed il lessico usati da Foscolo, sono caratterizzati in particolar modo da frasi esclamative ed interrogative, tutto trattato con tono drammatico e pause espressive.
I temi trattati, tra i quali spiccano: la sofferenza, l’infelicità, sono sentimenti presenti in gran parte del romanzo e rendono la scrittura di Foscolo comprensibile.
Foscolo si rifà alle teorie illuministiche di Hobbes sostenendo il razionalismo e proprio per questo si definisce ateo. Sostiene che il mondo e la razza umana attraversino una fase ciclica che dalla nascita porta alla distruzione della materia, in questo caso la morte, anzi il suicidio del protagonista dell’opera.