Varie volte, Giuseppe Ungaretti si pronuncia sul Futurismo, con l’intenzione di ridefinire le linee fondamentali della propria poetica.
Per il celebre poeta è fondamentale riattivare l’archetipo fissato da quei due sistemi poetici, modelli referenziali da utilizzare al fine di porre termine all’epoca di sfacelo, ossia all’arte decadente e dell’avanguardia.
Dunque, il poeta punta a costruire una sorta di “classificità del moderno”, come è stata definita dai linguisti italiani che in questi anni hanno studiato i tanti volumi redatti da Ungaretti.
Il poeta e autore italiano prende le distanze dalla principale tecnica di scrittura creativa utilizzata dal Marinetti, esponente futurista, infatti l’autore intende ripristinare la continuità tra passato e presente e di reinserirvi nei suoi meccanismi, la parola poetica, rimettendo in gioco la “durata.
I saggi critici di Ungaretti sono costellati di richiami alla modernità del cantore di Laura, alla forte impronta lasciata dal romanticismo.
Il carattere inaugurale, della poesia “innovativa”, di Petrarca, riceve la sua organica messa appunto nell’idea che, l’ uomo, non può avere coscienza di sé se non per il fatto che i suoi atti divengono memoria: egli è in poesia l’inventore del tempo; il concetto petrarchesco del tempo è complementare al concetto di “assenza”, alla coscienza di minuto in minuto rinnovata; l’uomo , con il Petrarca, è in esilio dal passato, le cose del mondo, solo quando son passate, si fanno compiute, perfette, atte a risorgere nella memoria.
L’interpretazione della poesia petrarchesca che ne deriva è stata, definita “splendidamente modernista”; in quanto, attraverso di essa, si cerca il nuovo leggendo la tradizione in modo antitradizionale.
La teoria del tempo di Petrarca, si interseca con la “durata” perseguita da Leopardi.
L’idea di durata, quindi di profondità temporale, porta in campo il nome di Henry Bergson, che fa da filtro negli anni Venti per l’assimilazione del binomio Petrarca – Leopardi. Di Bergos .
Ungaretti si dimostra ben consapevole della ricaduta estetica del pensiero bergsoniano e dell’influenza esercitata dal pensatore francese sulla cultura del primo novecento. Però Ungaretti, intende dimostrare quanto le idee di Bergson siano aderenti alla sua poetica, e distoniche rispetti alle prospettive futuriste.
Ungaretti ripropone il rifiuto espresso da Bergson nei confronti del tempo spazializzato, indifferente alla natura qualitativa dei fatti in esso contenuti. Il tempo per Bergson è la durata reale in cui lo stato psichico presente conserva il processo da cui proviene ed è invenzione, qualcosa di nuovo e imprevedibile. Con Bergson, Ungaretti, ribadisce la polemica contro il futurismo, sebbene gli riconosca meriti per varietà e fecondità di situazioni ed argomenti.
L’identità ungarettiana oscilla tra:
- una centripeta, nostalgica ricerca dell’italianità;
- una centrifuga, frantumata, immagine di naufrago, perpetuo viandante.
Nella storia delle riflessioni “ungarettiane” sul fenomeno futurista, una importante funzione, è rivestita da una dichiarazione di poetica, il cui titolo è semanticamente rilevante, destinata a divenire una delle più celebri insigne dell’autore di Sentimento del Tempo: si tratta della Ricognizione dedicata nel 1926, alle idee di innocenza e memoria, definite persone del nostro dramma, di artisti del ‘900, dove il termine persone, equivale ad una sorta di maschera indossata sullo scenario letterario dei primi decenni del secolo.