Il 9 marzo 1562 rappresenta una data, nella storia di Napoli,veramente particolare. Da quel giorno in fatti ai Napoletani fu vietato baciare in pubblico.
Sì, avete capito bene! Niente baci in pubblico.
In quegli anni il re di Napoli era Filippo II, che governava attraverso il viceré Pedro Afán de Ribera, giunto nella bella Partenope nel 1559.
La legge emanata non vietava il bacio in pubblico prevedendo per i trasgressori una multa o proprio a voler essere severi la carcerazione, no i trasgressori avrebbero pagato con la vita.
Era prevista infatti in questa legge la pena di morte per chi avesse trasgredito al divieto di baciare in pubblico.
Vietato baciare: ma perchè?
Vietato baciare in pubblico,ma per quale motivo si era arrivati a questa legge?
La storia qui si fa misteriosa e come sempre apre le porte a più ipotesi.
In particolare sono due quelle che risultano le più accreditate.
La prima ha una valenza più socio culturale e di ordine pubblico, la seconda più di natura igienico sanitaria.
Nel primo caso si fa infatti,riferimento al vasto numero di scontri registrati per le strade della città.
Questi contenziosi nascevano spesso a causa delle donne, che si trovavano ad essere sempre più spesso vittime.
Nulla di nuovo per chi vive il nostro tempo, dove le donne sono sempre più spesso vittime degli uomini che dicono di amarle.
Nel secondo caso abbiamo invece la volontà di contenere le epidemie.
In quegli anni si erano già registrate, a Torino e Venezia ben tre epidemie di peste.
I veneziani spesso pee commercio approdavano a Napoli e i marinai potevano essere veicolo di infezioni.
I baci si potevano quindi vedere come un facile metodo di trasmissione della peste.
Tra le due ipotesi questa sarebbe quella che maggiormente riuscirebbe a trovare una spiegazione alla pena così severa inferta ai trasgressori.
Questa legge finì nel dimenticatoio,ma resta una pagina strana e misteriosa della città.